giovedì 11 giugno 2020
lunedì 8 giugno 2020
STEP#25
Bentornati, oggi illustro
il lavoro di questo blog con il quale si è indagato l'impiego del
verbo/azione pompare in diverse discipline scientifiche, nonché in
particolari settori produttivi.
E' stata esaminata
l'etimologia del verbo “pompare” ed il suo significato, la sua
presenza nella mitologia, la traduzione del termine in alcune lingue straniere e l'uso di esso nella letteratura, nell'arte e nella
cinematografia.
Si è studiato lo sviluppo delle macchine idrauliche
nel corso della storia, dalla macchina di Ctesibio a quelle
progettate nel corso del Medioevo e del Rinascimento, con particolare
attenzione ai disegni di Leonardo da Vinci e ad alcune opere
appartenenti al “Teatro delle Macchine”.
Tra gli eventi della storia della tecnologia del
Settecento è stato esaminato quello relativo alle soluzioni adottate
per il drenaggio delle acque freatiche nelle miniere, in particolare
la macchina di Newcomen, migliorata poi da Watt, mentre tra quelli
dell'Ottocento gli sviluppi della pompa a vuoto e delle sue
applicazioni nel settore dei trasporti, nonché l'apertura del primo
pozzo petrolifero.
Tra quelli del XX secolo è stata individuata la
realizzazione della prima pompa di benzina e vasca idromassaggio.
Tra i fatti di cronaca recenti si è scelto di
trattare dei vasti incendi sviluppatisi in Australia, tra il mese di
luglio 2019 e il febbraio 2020.
Si è più volte verificato il forte legame del
verbo/azione pompare con la geologia. E' stata esposta la tecnica del
“fracking” utilizzata per l'estrazione dei gas.
E' apparso rilevante un brevetto che ha per oggetto
una pompa impiegata nei processi di desalinizzazione dell'acqua di
mare.
Pensando ad un'invenzione futura si è ipotizzata la
possibilità di sfruttare gli impulsi elettrici del cervello per
alimentare un pacemaker ed è stato inoltre elaborato un volantino pubblicitario.
Come testimonial del blog si è scelto l' inventore
greco Ctesibio, padre della pneumatica.
Sperando di aver suscitato il vostro
interesse, vi saluto.
domenica 7 giugno 2020
sabato 6 giugno 2020
STEP#22
Bentornati, pensando ad
un'innovazione tecnologica nell'ambito scientifico del verbo/azione
che mi è stato assegnato, mi viene immediatamente in mente la pompa
volumetrica che ciascuno di noi possiede, ossia il cuore.
Naturalmente l'oggetto
del mio interesse è il pacemaker, quella piccola pompa impiantabile
che aiuta il cuore a mantenere la giusta frequenza cardiaca inviando
ad esso impulsi elettrici.
Ora, detto questo, la
vera rivoluzione sarebbe quella di utilizzare pacemaker privi di
batteria: questi dispositivi dovrebbero essere in grado di funzionare
traendo energia da altri organi come, per esempio il cervello. E'
noto che il funzionamento di esso e legato essenzialmente ad impulsi
elettrici che, a loro volta, rappresentano il linguaggio dei neuroni,
e vengono prodotti anche durante il sonno.
Si renderebbe necessaria una tecnologia avanzata che richiedesse il dispendio di una minore quantità di energia rispetto a quella attuale, oltre all'impiego di migliori materiali conduttori. Essenziale sarebbe inoltre la capacità del sistema di accumulare una quantità di energia sufficiente a garantire il funzionamento del dispositivo senza interruzioni.
Sarebbe poi ottimale, alla luce della attuale possibilità di controllo da remoto dei dati monitorizzati sul dispositivo, la possibilità di generare allarmi, inviati direttamente dal pacemaker al sistema informatico di gestione dello stesso, installato presso il reparto di cardiologia che ha in carico l'assistenza del paziente. In questo modo il portatore potrebbe essere soccorso in caso di gravi aritmie, protrattesi per un apprezzabile lasso di tempo, senza alcuna iniziativa di richiesta di aiuto da parte del soggetto impiantato.
Completerebbe il pacchetto la possibilità di installare un micro gps all'interno del dispositivo, che si attiverebbe soltanto dopo un certo numero di battiti cardiaci anormali e potenzialmente pericolosi per la vita del portatore, consentendo la localizzazione esatta di quest'ultimo e conseguente tempestivo soccorso.
A presto.
Questo complesso sistema
di pompaggio ha già costituito oggetto di un altro post ("un particolare tipo di pompa") e ora
torniamo ad esaminarlo sotto il profilo tecnico, laddove l'uomo
interviene in caso di malfunzionamenti derivanti da patologie più o
meno gravi.
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Immagine di un pacemaker |
Attualmente questi
dispositivi sono alimentati con batterie di durata limitata, infatti, il
paziente, dopo circa 10-15 anni dall'impianto, prima che la batteria
si scarichi completamente, è costretto a sottoporsi a un nuovo
intervento che, seppur meno invasivo di quello necessario per
l'installazione del dispositivo, non è mai privo di rischi.
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Immagine di una sinapsi tra due neuroni |
Si renderebbe necessaria una tecnologia avanzata che richiedesse il dispendio di una minore quantità di energia rispetto a quella attuale, oltre all'impiego di migliori materiali conduttori. Essenziale sarebbe inoltre la capacità del sistema di accumulare una quantità di energia sufficiente a garantire il funzionamento del dispositivo senza interruzioni.
Sarebbe poi ottimale, alla luce della attuale possibilità di controllo da remoto dei dati monitorizzati sul dispositivo, la possibilità di generare allarmi, inviati direttamente dal pacemaker al sistema informatico di gestione dello stesso, installato presso il reparto di cardiologia che ha in carico l'assistenza del paziente. In questo modo il portatore potrebbe essere soccorso in caso di gravi aritmie, protrattesi per un apprezzabile lasso di tempo, senza alcuna iniziativa di richiesta di aiuto da parte del soggetto impiantato.
Completerebbe il pacchetto la possibilità di installare un micro gps all'interno del dispositivo, che si attiverebbe soltanto dopo un certo numero di battiti cardiaci anormali e potenzialmente pericolosi per la vita del portatore, consentendo la localizzazione esatta di quest'ultimo e conseguente tempestivo soccorso.
A presto.
martedì 2 giugno 2020
STEP#21
Bentornati, la scarsità delle risorse idriche è una delle più grandi sfide che l'umanità sta affrontando e che sta divenendo sempre più urgente anche a causa dei repentini cambiamenti climatici degli ultimi anni.
La desalinizzazione dell'acqua di mare può offrire un contributo importante alla soluzione del problema. Grazie ad un uno studio guidato dai ricercatori dell'Università di Manchester si è scoperto, infatti, che una membrana di ossido di grafene è in grado di separare il sale dall'acqua.
Anche in Italia, in collaborazione con gli Stati Uniti, sono state condotte numerose ricerche con l'obbiettivo di trovare una soluzione efficace per rendere l'acqua del mare potabile.
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Processo di desalinizzazione ad osmosi inversa |
Un gruppo di ingegneri del Politecnico di Torino,
insieme ai colleghi del Mit di Cambridge e dell'Università del Minnesota, si è dedicato allo studio sul processo di osmosi inversa per la dissalazione dell'acqua riscontrando che alcuni materiali porosi riescono a tenere separato il sale, facendosi attraversare dalla sola acqua in pressione.
Attualmente, dato il crescente interesse in materia,
è stato esteso l'impiego delle pompe volumetriche anche a questo
settore specifico di filtrazione.
Indagando nel web e, in particolare, nel sito
Patents, ho trovato un brevetto, depositato l'11 maggio 2018 (nr.
102018000005264), che ha per oggetto una pompa per il filtraggio di
fluidi con scambiatore a valvola rotante.
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Impianto di desalinizzazione per osmosi inversa |
Per tale motivo il dispositivo descritto nel nuovo
brevetto utilizza una pompa volumetrica a doppio effetto e una
seconda valvola rotante per movimentare un secondo gruppo pompante a
doppio effetto che sfrutta l’energia contenuta nel retentato,
operando di fatto come uno “scambiatore di pressione” tra la
corrente di retentato e quella dell’acqua da filtrare.
Per le loro caratteristiche innovative i brevetti
delle pompe volumetriche sono nel loro complesso in fase di trattativa per lo
sfruttamento industriale da parte di un’azienda nazionale di
primaria importanza anche a livello internazionale.
Di seguito si riporta il link con la scheda del brevetto.
A presto.
lunedì 1 giugno 2020
STEP#20
Bentornati, soffermandoci ora sui prodotti derivanti dall'azione del verbo sotto inchiesta, ho concentrato la mia attenzione sulle modalità di estrazione del gas e del petrolio e mi sono imbattuto nella tecnica del
“fracking”, ossia della fratturazione idraulica, attuata
sopratutto negli Stati Uniti per estrarre gas da terre argillose, e
molto dibattuta sotto il profilo dell'inquinamento ambientale e del
possibile aumento del rischio sismico.
Nel sottosuolo abbiamo
falde acquifere da dove l'uomo recupera l'acqua attraverso i pozzi.
Più in profondità possono esserci strati di roccia contenenti degli
idrocarburi, quindi petrolio e gas.
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Rappresentazione grafica dell'impianto di estrazione |
La tecnica del “fracking”
consiste nella perforazione di pozzi che diventano orizzontali
proprio in corrispondenza dei livelli di roccia contenenti gas. Il
pozzo scavato ha mediamente un diametro di circa 10 cm, dopodiché
nel foro si cola dell'esplosivo per creare una serie di fratture.
In
seguito vengono estese, propagate pompando una miscela
di acqua e liquidi corrosivi sotto pressione e poi mantenute aperte
introducendo sabbia, ghiaia, microsfere di ceramica come riempitivo
permeabile.
In questo modo viene
aumentata la permeabilità e facilitata l'estrazione del gas
contenuti nei pori delle rocce. A questo punto con apposite
pompe il fluido, precedentemente pompato nelle rocce, viene
risucchiato in superficie e stoccato in apposite vasche. La
depressione causata da questo risucchio tenderà a tirar fuori anche
il gas che verrà poi raccolto.
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Torre di fracking |
E' interessante osservare
che la tecnica di migliorare la produttività di un pozzo di petrolio
fratturandone le rocce risale al decennio 1860 quando in
Pennsylvania, utilizzando la nitroglicerina, venne migliorata la
produzione di alcuni pozzi perforati in rocce compatte. Si tratta dei
primi pozzi petroliferi di cui si è trattato nel post: "STEP#14 parte 2".
La comunità
ambientalista ritiene che la tecnica del “fracking”, molto
diffusa negli Stati Uniti, presenti delle controindicazioni.
Tra le più rilevanti
citiamo quella secondo cui la fratturazione indotta possa
potenzialmente propagarsi fino alla falda acquifera sovrastante. In
America sono stati registrati casi un cui dal rubinetto dell'acqua ad
uso domestico fuoriusciva del gas. Inoltre il pozzo stesso potrebbe
avere delle perdite di gas che potrebbe riversarsi direttamente nella
falda acquifera. Alcuni studi hanno fatto emergere un aumento di
rischio sismico nella zona interessata dalla trivellazione, anche se
in merito non vi sono ancora evidenze scientifiche, ma sono ancora in
corso gli studi.
Il dibattito
sull'argomento è vivace, tanto da fare di questa tecnica il soggetto
di un film: “Promised Land”.
In attesa di conoscere meglio le conseguenze ambientali legate a questa tecnica estrattiva, in Italia le autorità competenti hanno escluso l'utilizzo di tale tecnica.
Nel seguente link è possibile osservare un'animazione che dimostra in modo semplice le caratteristiche della tecnica.
A presto.
STEP#19
Buon pomeriggio, il
verbo/azione che mi è stato assegnato è strettamente connesso alla
disciplina scientifica della pneumatica e dell'idraulica, ma anche a
quella della geologia e della geotecnica.
E' una disciplina rilevante ai fine della valutazione delle risorse idriche, per l'individuazione ed il risanamento dei problemi ambientali, per la valutazione dei rischi, per l'individuazione delle risorse del sottosuolo (quali il carbone e gli idrocarburi), per lo studio dei mutamenti climatici e dell'ambiente naturale, per la pianificazione territoriale e la realizzazione di opere pubbliche e private.
Si suddivide poi in
alcune discipline specializzate tra le quali le più note sono la
Vulcanologia, la Sismologia, l'Idrogeologia, oggetto di studi ed
approfondimenti specie in un Paese come l'Italia esposta ad una serie
di rischi specifici.
La geologia è la
disciplina scientifica che studia la terra sotto l'aspetto della sua
composizione, della sua struttura e configurazione, della sua
superficie e dei processi che vi operano, cercando di giungere alla
conoscenza dell’evoluzione che esso ha avuto sin dai primordi della
sua formazione.
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Rappresentazione grafica dei vari strati della Terra |
E' una disciplina rilevante ai fine della valutazione delle risorse idriche, per l'individuazione ed il risanamento dei problemi ambientali, per la valutazione dei rischi, per l'individuazione delle risorse del sottosuolo (quali il carbone e gli idrocarburi), per lo studio dei mutamenti climatici e dell'ambiente naturale, per la pianificazione territoriale e la realizzazione di opere pubbliche e private.
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Immagine raffigurante un vulcano in eruzione |
Il verbo/azione pompare è
strettamente connessa allo studio della disciplina della terra
laddove l'azione della macchina si svolge nel sottosuolo, talvolta a
profondità importanti, come nel caso della trivellazione di pozzi,
dalla quale possono derivare conseguenze rilevanti.
A presto.
A presto.
domenica 31 maggio 2020
STEP#18
Buongiorno a tutti, dovendo riferire un fatto di cronaca attinente al verbo/azione che mi è stato assegnato ho subito riflettuto al largo impiego delle pompe idrauliche in caso di gravi calamità naturali, quali alluvioni e incendi.
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Pompiere impegnato nel salvataggio di un koala |
Oltre 8 milioni di ettari di terra in fumo, 28 persone decedute, di cui 3 vigili del fuoco, migliaia di abitanti evacuati, oltre 3 mila abitazioni distrutte, un numero non quantificabile di animali morti e danni ambientali ed ecologici incalcolabili in un ecosistema unica al mondo: sono i numeri delle conseguenze disastrose di uno degli incendi più gravi avvenuti di recente in Australia che hanno devastato il continente per otto medi: da luglio 2019 a febbraio 2020.
Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente alla Statale di Milano, ha fornito una spiegazione scientifica del motivo per il quale questi roghi siano stati così difficili da arginare e spegnere.
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Pompiere che usa una lancia antincendio nelle operazioni di spegnimento |
L'acqua e il ritardante lanciati dai mezzi aerei possono solo rallentare la combustione, ma per eliminare il combustibile servono le squadre di terra.
Incendi di chioma intensi come quelli che si sono sviluppati in Australia possono generare fiamme alte decine di metri, procedere a velocità superiori a dieci chilometri orari.
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Motopompa per incendi boschivi |
Il prodotto più utilizzato, per l'abbondanza, l'efficacia e il basso costo, è l'acqua. Questa, infatti, riscaldandosi ed evaporando, sottrae calore all'ambiente circostante. Ovviamente l'uso di additivi migliorano la sua efficacia.
A tal fine le squadre impiegano lance antincendio, naspi e manichette, autobotti, motopompe, atomizzatori, spesso associati agli interventi con lancio tramite aerei ed elicotteri.
Il Corpo dei Vigili del fuoco italiani utilizzano delle motopompe per incendio boschivo dotate di un'intelaiatura esterna per consentire il facile trasporto anche in luoghi difficilmente accessibili.
Presentano il vantaggio di essere leggere e consentono di erogare acqua fino ad una distanza di 240 metri. Le motopompe per incendio forestale possono lavorare ad una pressione di 30-40 bar e sono sempre dotate di un regolatore di pressione manuale.
A presto.
STEP#17
Bentornati, in questo nuovo post andremo a creare un abbecedario del verbo "pompare", ovvero assegneremo ad ogni lettera dell'alfabeto una parola che riguarda tale verbo.
A come Archimede
B come Benzina
C come Ctesibio
D come Diaframma
E come Elicopompa
F come Fluido
G come Greggio
H come Hopper
I come Idraulica
L come Liquido
M come Manuale
N come Noria
O come Olio
P come Pompieri
Q come Quota
R come Rotativa
S come Stantuffo
T come Turbomolecolare
U come Ugello
V come Vuoto
Z come Zaino
A presto.
A come Archimede
B come Benzina
C come Ctesibio
D come Diaframma
E come Elicopompa
F come Fluido
G come Greggio
H come Hopper
I come Idraulica
L come Liquido
M come Manuale
N come Noria
O come Olio
P come Pompieri
Q come Quota
R come Rotativa
S come Stantuffo
T come Turbomolecolare
U come Ugello
V come Vuoto
Z come Zaino
A presto.
domenica 17 maggio 2020
STEP#16
Bentornati, dopo essermi impegnato in ricerche
relative al verbo/azione che mi è stato assegnato penso che il personaggio che più rappresenta tale verbo possa essere Ctesibio, il celebre scienziato
greco, del quale abbiamo già parlato nel post: STEP#08.
Tutti gli autori antichi concordano nel considerare Ctesibio il
fondatore della pneumatica, ovvero dello studio della trasmissione di
forze attraverso l'uso dell'aria compressa, cosi come ricordato da
Vitruvio nelle sue opere. Non è nota l'epoca in cui visse questo
famoso ingegnere greco, ma si presume nel terzo secolo a.C. ed operò
in Alessandria d'Egitto.
Come si legge nel libro dal titolo
“Bizzarra Mente eccentrici e stravaganti dal mondo antico alla
modernità”, di Maurizio Bettini e Omar Calabrese, “il modo in
cui il celebre scienziato alessandrino pervenne alle sue scoperte è
degno di essere ricordato”.
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Immagine raffigurante Ctesibio |
Un giorno pensò di
costruire uno specchio scorrevole per la bottega del padre, fatto a
questo modo: una volta che lo specchio fosse stato abbassato, e lo si
volesse riportare in alto, un peso nascosto avrebbe dovuto spingerlo
di nuovo su mediante una corda.
Che cosa escogitò Ctesibio? Prima di
tutto fissò un canale di legno sotto una trave, e vi inserì delle
pulegge. Poi fece passare una corda attraverso questo canale e lo
tirò fino all'angolo della stanza.
Lì aveva piazzato dei tubicini,
all'interno dei quali fece scendere una palla di piombo fissata alla
corda.
Accadde però qualcosa che Ctesibio non si attendeva.
Il peso
di piombo, infatti, scivolando giù per la strettezza dei tubi,
comprimendo l'aria, quando questa usciva, densa e
compressa com'era, produceva un sibilo.
Ctesibio si accorse allora
che i getti d'aria compressa, a contatto con l'atmosfera, provocano
soffi rumorosi: applicando questi principi, Ctesibio fu in grado di
costruire, per primo, macchine idrauliche."
Lo scienziato, come già
scritto in altro post, è particolarmente ricordato per aver
inventato la pompa aspirante e premente che ha trovato impiego sulle
navi per lo svuotamento delle sentine. I romani la trasformarono in
pompa per svuotare l'acqua dei cantieri, per evacuare l'acqua dalle
miniere e per spegnere gli incendi. La pompa fu impiegata dai
pompieri fino al Novecento.
Se ne può vedere il
funzionamento nel breve video che segue del quale indico il link.
A presto.
STEP#15 parte 2
Buongiorno a tutti, esaminando le invenzioni del Novecento ho pensato di concentrare la mia attenzione anche su quelle macchine che sono progettate per il benessere della persona che, peraltro, costituisce un settore produttivo importante nel mondo.
Mi sono chiesto a quando risalisse la prima vasca idromassaggio la quale, per il suo funzionamento, necessita di una pompa ad aria, premesso che le vasche da bagno esistono da quasi quattro millenni: infatti, la prima la si fa comunemente risalire al 1700 a.C. nella Grecia antica.
La prima vasca idromassaggio è stata costruita dalla famiglia Jacuzzi nella seconda metà del '900 e, come spesso accade con le invenzioni epocali, la sua ideazione fu casuale.
La famiglia, di origini italiane, qui sotto rappresentata, si trasferì in California intorno al 1917 e si dedicò principalmente alla progettazione e costruzione di pompe per irrigare i campi, eliche per aeroplani e ventole. L'azienda riuscì a riscuotere anche un considerevole successo.
"Quando una grave forma di artrite reumatoide colpi Ken, il figlio più piccolo di Candido Jacuzzi, quest'ultimo, sfruttando la sua notevole inventiva e le sue competenze ingegneristiche, si mise all'opera per trovare un rimedio che alleviasse le sofferenze del giovane. Notando che le costose ed impegnative cure idroterapiche a cui Ken veniva sottoposto in ospedale, sortivano un effetto benefico, inventò un congegno che potesse funzionare tra le mura domestiche.
Nacque così la J-300, una pompa sommersa che immetteva aria all'interno della vasca da bagno, effettuando un benefico e rilassante massaggio sul corpo immerso."
Fu solo nel 1968 che Roy Jacuzzi decisa di trasformare in progetto industriale la utile intuizione di Candido, avviando la produzione del primo modello di vasca idromassaggio con le bocchette integrate.
Se inizialmente l'idromassaggio era un prodotto esclusivo con costi particolarmente elevati, con il passare degli anni diventerà un prodotto sempre più diffuso, grazie anche ad un prezzo relativamente più accessibile.
Peraltro le aziende del settore hanno continuato nel tempo a migliorare la tecnologia e il design delle vasche, dando vita a progetti originali come l'idromassaggio airlpool, ove le bocchette, anziché sui fianchi, sono collocate sul fondo della vasca, oppure quelle che consentono di riprodurre i benefici di un massaggio professionale.
A presto.
Mi sono chiesto a quando risalisse la prima vasca idromassaggio la quale, per il suo funzionamento, necessita di una pompa ad aria, premesso che le vasche da bagno esistono da quasi quattro millenni: infatti, la prima la si fa comunemente risalire al 1700 a.C. nella Grecia antica.
La prima vasca idromassaggio è stata costruita dalla famiglia Jacuzzi nella seconda metà del '900 e, come spesso accade con le invenzioni epocali, la sua ideazione fu casuale.
La famiglia, di origini italiane, qui sotto rappresentata, si trasferì in California intorno al 1917 e si dedicò principalmente alla progettazione e costruzione di pompe per irrigare i campi, eliche per aeroplani e ventole. L'azienda riuscì a riscuotere anche un considerevole successo.
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La famiglia Jacuzzi |
"Quando una grave forma di artrite reumatoide colpi Ken, il figlio più piccolo di Candido Jacuzzi, quest'ultimo, sfruttando la sua notevole inventiva e le sue competenze ingegneristiche, si mise all'opera per trovare un rimedio che alleviasse le sofferenze del giovane. Notando che le costose ed impegnative cure idroterapiche a cui Ken veniva sottoposto in ospedale, sortivano un effetto benefico, inventò un congegno che potesse funzionare tra le mura domestiche.
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Pompa Jacuzzi J-300 |
Fu solo nel 1968 che Roy Jacuzzi decisa di trasformare in progetto industriale la utile intuizione di Candido, avviando la produzione del primo modello di vasca idromassaggio con le bocchette integrate.
Se inizialmente l'idromassaggio era un prodotto esclusivo con costi particolarmente elevati, con il passare degli anni diventerà un prodotto sempre più diffuso, grazie anche ad un prezzo relativamente più accessibile.
Peraltro le aziende del settore hanno continuato nel tempo a migliorare la tecnologia e il design delle vasche, dando vita a progetti originali come l'idromassaggio airlpool, ove le bocchette, anziché sui fianchi, sono collocate sul fondo della vasca, oppure quelle che consentono di riprodurre i benefici di un massaggio professionale.
A presto.
STEP#15 parte 1
Nuovamente bentornati,
trattando l'argomento dell'arte e delle sue espressioni nell'ambito
del verbo/azione che mi è stato assegnato, ho avuto occasione di
mostrare un dipinto del noto pittore americano Edward Hopper che
rappresenta una pompa di benzina (STEP#12 parte 2).
Dalla fine dell'Ottocento fino a circa il secondo
decennio del Novecento, nel vecchio continente, la benzina veniva
venduta solo da ambulanti
sui loro carretti, oppure nelle drogherie e nelle farmacie. Il
carburante veniva venduto in contenitori preconfezionati e sigillati.
Un metodo di distribuzione certo poco pratico, ma del tutto
sufficiente a soddisfare le esigenze davvero limitate dei pochi che
circolavano in moto e di quelli, ancora meno, che si concedevano il
lusso dell'automobile.
“Stanco delle fila per riempire la tanica di
benzina, Sylvanus F. Bowser di Fort Wayne
(Indiana) mette a punto una cisterna racchiusa in una
botte di legno con un sistema di valvole, pompa a stantuffo,
tubo di gomma e rubinetto. È il primo modello di
pompa per la benzina, che Bowser consegna a un negoziante
locale, Jake Gumper, il 5 settembre 1885.
Da qui la curiosità di
conoscere le modalità di vendita dei carburanti per le prime
automobili in circolazione e quale fosse la prima colonnina di
benzina ad essere apparsa in Europa.
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Primo prototipo di automobile |
Le prime pompe moderne iniziano a vedersi, al di qua
dell'Oceano Atlantico, nel 1910 in Francia; è solo con la fine della
Prima Guerra Mondiale, però, sotto la spinta della crescente
motorizzazione, che si assiste a una vera trasformazione
infrastrutturale. Tra le pompe più avanzate dell'epoca, da segnalare
quella dell'italiana Bergomi del 1918.
Per quanto rigurarda gli Stati Uniti, invece, dove
il mercato automobilistico si sviluppò prima, le pompe di benzina
fecero capolino già dal 1885. Sull'argomento ho trovato nel web
questo interessante articolo apparso sul “Corriere della Sera”
del 5 settembre 2016, a firma di Silvia Morosi e Paolo Rastelli.
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Una delle prime stazioni di servizio |
L’obiettivo non era il
rifornimento delle automobili (non ancora utilizzate) ma il
miglioramento della vendita al dettaglio della benzina
utilizzata per stufe e lampade a petrolio. Il carburante
veniva acquistato in emporio, ma
l’operazione di riempimento della tanica era lunga.
Il
sistema serviva a Gumper per evitare che il kerosene desse un
cattivo odore al burro che vendeva nello stesso locale. La compagnia
, fondata da lui, aprirà filiali in tutto il mondo, al punto che per
molto tempo il termine bowser sarà utilizzato per indicare
genericamente una pompa di benzina”.
STEP#14 parte 2
Buongiorno
a tutti, rifacendomi
nuovamente ai post precedenti ho pensato che fosse interessante
indagare circa il primo pozzo petrolifero aperto nella storia.
L’apertura del primo pozzo petrolifero redditizio della storia portò alla nascita, negli Stati Uniti, dell’industria petrolifera. In meno di due anni vennero realizzati oltre 340 pozzi e nel 1870 nacque la prima compagnia petrolifera, la Standard Oil dell'affarista J. D. Rockefeller destinata a diventare la prima grande compagnia petrolifera a livello mondiale, l'odierna Esso.
La tecnica,
completamente realizzata in loco, risulta una unicità nel panorama
estrattivo del XX secolo. I pozzi sparsi lungo la vallata erano
dotati di un sistema di pompe per l’estrazione e di un cavalletto
metallico che le azionava. Esse erano collegate, attraverso barre,
cavi e ganci in tensione ad una struttura centrale composta da un
motore alimentato a gasolio e una grande ruota eccentrica.
Collegando, a turno, i diversi pozzi alla centrale di pompaggio era
possibile estrarre petrolio da almeno 6 pozzi contemporaneamente,
mentre ciascuna delle tre centrali presenti a Vallezza permetteva,
alternando turni di riposo a turni di estrazione, di pompare petrolio
da 20 – 25 pozzi diversi”.
Si tratta di quello scavato a Titusville, un piccolo paesino in Pennsylvania che all'epoca contava appena 125 abitanti. Ad effettuare la prima trivellazione fu l'inventore statunitense Edwin Drake il 27 agosto 1859.
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Immagine di Edwin Drake |
Servendosi delle macchine per la produzione del
sale, Drake scoprì il primo pozzo di petrolio alla profondità di
21,2 metri. L’idea di Drake era di estrarre il petrolio dal
sottosuolo, pompandolo come si faceva con l’acqua. Progettò una
torre di trivellazione basata sul semplice assemblaggio di un bastone
di legno con una trivella a bilanciere, mossa da un movimento
alternato verticale. In breve tempo riuscì a far sgorgare dal
sottosuolo il petrolio.
L’apertura del primo pozzo petrolifero redditizio della storia portò alla nascita, negli Stati Uniti, dell’industria petrolifera. In meno di due anni vennero realizzati oltre 340 pozzi e nel 1870 nacque la prima compagnia petrolifera, la Standard Oil dell'affarista J. D. Rockefeller destinata a diventare la prima grande compagnia petrolifera a livello mondiale, l'odierna Esso.
Passando ad
esaminare l'Italia ho trovato queste informazioni sulla miniera di
Vallezza che è una frazione di Fornovo di Taro (Parma), dismessa nel
1994.
In questo sito “sono conservate
testimonianze dei metodi storici di estrazione petrolifera. In
particolare è possibile esplorare i macchinari che permisero
l'estrazione petrolifera con Pompa a Cavalletto singolo o con sistema
estrattivo centralizzato”. Tale attività di sfruttamento della
risorsa iniziò a partire dalla metà del XIX secolo.
“Il sistema con cavalletto singolo è il più
semplice e il più diffuso di estrazione petrolifera nel passato.
Tale tecnica è costituita da una pompa volumetrica a pistone, che
viene installata direttamente sul pozzo per estrarre il liquido
quando la pressione non è sufficiente a portarlo in superficie.
La pompa veniva azionata da un motore singolo che veniva installato in prossimità del pozzo e aveva la sola funzione di movimentare il cavalletto permettendo l'estrazione.
La pompa veniva azionata da un motore singolo che veniva installato in prossimità del pozzo e aveva la sola funzione di movimentare il cavalletto permettendo l'estrazione.
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Pompa a Cavalletto singolo |
Tuttavia, nel 1994 il giacimento si esaurì e l'Agip
chiuse ufficialmente tutti i pozzi.
mercoledì 13 maggio 2020
STEP#14 parte 1
Bentornati a tutti.
Oggi indaghiamo un
evento tecnologico dell'Ottocento che abbia attinenza con il
verbo/azione pompare. Ho subito pensato, anche per continuità logica
con il post precedente, di esaminare le evoluzioni
tecnico-ingegneristiche della macchina a vapore, così come era stata
perfezionata da James Watt, nella seconda metà del Settecento.
“Era
dotata di una tubazione posizionata tra le rotaie e nella quale
poteva scorrere a tenuta un pistone collegato alla motrice mediante
un braccio. Il treno era mosso dalla depressione generata, sulla faccia di un pistone da macchine a vapore statiche poste a intervalli di 2-3 miglia lungo la linea, con ciascuna pompa che funzionava solo per alcuni minuti prima dell'arrivo del treno.
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Primo modello di pompa a vuoto |
Cercando nel web ho
verificato, innanzitutto, che il XIX secolo ha visto imporsi lo
sviluppo delle pompe che consentivano di svolgere con facilità le
dimostrazioni sul vuoto e la pressione atmosferica. Nonostante il
perfezionamento della pompa a vuoto a due cilindri, il grado di vuoto
raggiunto fu comunque molto limitato. Da qui si fece sentire
l'urgenza di realizzare pompe pneumatiche più efficaci, in vari
settori della ricerca.
La fisica del vuoto
sarà in effetti rivoluzionata con nuovi modelli introdotti nella
metà dell'Ottocento.
Ho fatto questa premessa poiché questi esperimenti scientifici contribuirono, tra l'altro, allo sviluppo di mezzi di trasporto privi della consueta trazione animale.
Ho fatto questa premessa poiché questi esperimenti scientifici contribuirono, tra l'altro, allo sviluppo di mezzi di trasporto privi della consueta trazione animale.
Ed è così che mi sono
imbattuto in iniziative, a volte decisamente bizzarre, che hanno
suscitato il mio interesse, pur non avendo avuto particolare seguito. Mi riferisco al
progetto, poi effettivamente realizzato, da parte dei fratelli Jacob
e Joseph Samuda della ferrovia pneumatica nel 1835.
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Immagine di una ferrovia pneumatica |
I
Samuda misero in servizio ferrovie pneumatiche a Londra, Dublino e in
Francia. Dopo alcuni anni furono abbandonate a causa dei gravi
problemi tecnici che mostravano nell'esercizio”.
Vennero realizzate
anche linee ferroviarie “basate su grandi tubazioni (con diametro
di 2,4-3 metri) entro le quali viaggiava tutta la carrozza, dotata di
un collare di tenuta in setole e risucciate dalla depressione creata
da macchine a vapore.
Una tale linea di 500
metri fu costruita al Cristal Palace Park a Londra nel 1864 e
un'altra di 95 metri costituì il primo tentativo di metropolitana di
New York nel 1869, ma anche queste ebbero vita molto breve”.
"Il sistema alla base del trasporto pneumatico è essenzialmente basato sull'estrazione dell'aria da un tubo entro il quale è libero di muoversi un pistone che, spinto dalla pressione atmosferica dal lato opposto a quello da cui viene fatto il vuoto spingerà anche il veicolo a cui è collegato.
Per fare il vuoto occorrono due sistemi di pompaggio fisso ad ambedue le estremità della ferrovia, che entrino in funzione alternativamente a seconda del senso di marcia del treno. Il lato opposto alla pompa di depressione in funzione viene lasciato aperto per permettere l'entrata dell'aria atmosferica.
Il sistema si presenta pulito, privo di fumi o gas di scarico e abbastanza silenzioso in quanto i veicoli sono del tutto privi di motore di trazione.
Il primo dei limiti, che ha condizionato fortemente la diffusione del sistema, è la difficoltà di mantenere la tenuta del tubo depressore soprattutto con i limitati mezzi del tempo che consistevano essenzialmente in guarnizioni di tenuta in cuoio. Il secondo la necessità di far funzionare a regime le stazioni di pompaggio. Infine la limitata possibilità di estensione in lunghezza dati i problemi precedenti e la scarsissima flessibilità del sistema."
Tuttavia, l'idea del trasporto pneumatico non fu del tutto abbandonato, anzi costituirà la base per lo sviluppo del trasporto di posta, di piccoli colli o merci entro tubi all'interno di edifici o stabilimenti.
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Disegno illustrativo della BeachPneumatic Transit di New York |
Per fare il vuoto occorrono due sistemi di pompaggio fisso ad ambedue le estremità della ferrovia, che entrino in funzione alternativamente a seconda del senso di marcia del treno. Il lato opposto alla pompa di depressione in funzione viene lasciato aperto per permettere l'entrata dell'aria atmosferica.
Il sistema si presenta pulito, privo di fumi o gas di scarico e abbastanza silenzioso in quanto i veicoli sono del tutto privi di motore di trazione.
Il primo dei limiti, che ha condizionato fortemente la diffusione del sistema, è la difficoltà di mantenere la tenuta del tubo depressore soprattutto con i limitati mezzi del tempo che consistevano essenzialmente in guarnizioni di tenuta in cuoio. Il secondo la necessità di far funzionare a regime le stazioni di pompaggio. Infine la limitata possibilità di estensione in lunghezza dati i problemi precedenti e la scarsissima flessibilità del sistema."
Tuttavia, l'idea del trasporto pneumatico non fu del tutto abbandonato, anzi costituirà la base per lo sviluppo del trasporto di posta, di piccoli colli o merci entro tubi all'interno di edifici o stabilimenti.
Tratto dalle seguenti
fonti:
Massimo Guarnieri - “Da Habilis a Jobs: due milioni di anni con la tecnologia.”
Tratto dal seguente link.
A presto.
Massimo Guarnieri - “Da Habilis a Jobs: due milioni di anni con la tecnologia.”
Tratto dal seguente link.
A presto.
sabato 9 maggio 2020
STEP#13
Buonasera a tutti,
dovendo indicare un evento della storia della tecnologia del
Settecento che abbia per oggetto il verbo pompare, mi è sembrato
interessante svolgere una ricerca dell'evoluzione delle macchine
idrauliche di pompaggio impiegate nel settore dello sfruttamento
minerario.
Con la trivellazione di pozzi sempre più profondi
alla ricerca di giacimenti, oltre al problema del trasporto dei
materiali, sorse quello del drenaggio delle acque freatiche nelle
miniere.
Questo momento critico si presentò già dalla seconda metà del sec. XV nelle miniere di argento, ferro e rame e nel sec. XVIII nelle miniere di carbone e stagno.
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Noria a secchi |
Questo momento critico si presentò già dalla seconda metà del sec. XV nelle miniere di argento, ferro e rame e nel sec. XVIII nelle miniere di carbone e stagno.
Laddove non
erano possibili altre soluzioni si cominciarono a impiegare sistemi
di pompaggio per la sollevazione dell'acqua.
Nelle installazioni più imponenti, le pompe erano
azionate da grandi ruote idrauliche alle quali erano collegate per
mezzo di complessi meccanismi e ingranaggi.
Fra le macchine idrauliche, ebbero allora applicazione la noria a secchi (immagine a fianco), disegnata da K. Kyeser nel 1405, introdotta nelle miniere fin dal 1535, la noria a dischi, decritta da J. Mariano nel 1438 e da G. Agricola nel 1550, la pompa a stantuffi o pistoni, descritta pure da Mariano, utilizzata presso i giacimenti fin dal 1565.
La svolta avvenne con l'introduzione delle macchine a vapore, già brevettate in precedenza; la prima macchina che avesse effettiva applicazione industriale fu quella costruita da Thomas Newcomen nel 1711, utilizzata inizialmente in Inghilterra e poi largamente utilizzata anche in altri paesi europei.
"La macchina di Newcomen del 1712 aveva una piccola caldaia che produceva vapore a pressione atmosferica; il bilanciere vibrava 12 volte al minuto e ad ogni corsa lo stantuffo della pompa aspirava 45 litri di acqua che venivano poi sollevati a 46 metri di altezza. La potenza della macchina era di circa 5,5 cavalli vapore. La salita del pistone della macchina (fase passiva) era dovuta alla discesa della pesante asta e del pesante stantuffo della pompa."
Fra le macchine idrauliche, ebbero allora applicazione la noria a secchi (immagine a fianco), disegnata da K. Kyeser nel 1405, introdotta nelle miniere fin dal 1535, la noria a dischi, decritta da J. Mariano nel 1438 e da G. Agricola nel 1550, la pompa a stantuffi o pistoni, descritta pure da Mariano, utilizzata presso i giacimenti fin dal 1565.
La svolta avvenne con l'introduzione delle macchine a vapore, già brevettate in precedenza; la prima macchina che avesse effettiva applicazione industriale fu quella costruita da Thomas Newcomen nel 1711, utilizzata inizialmente in Inghilterra e poi largamente utilizzata anche in altri paesi europei.
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Macchina di Newcomen |
“Attorno al 1725
la macchina di Newcomen era impiegata in moltissime miniere ma anche
per rifornire di acqua le ruote idrauliche più grandi. Il difetto
principale di questa macchina era il continuo raffreddamento del
cilindro che causava un enorme consumo di carbone. Il suo rendimento
termico era solo dell'1%, cioè ogni 100 Kg di carbone bruciati solo
1 veniva utilizzato per far muovere la pompa. Nonostante questi gravi
difetti la macchina non ebbe rivali nelle miniere inglesi per circa
60 anni”.
L'inventore scozzese James Watt (1736-1819), ha contribuito ad aumentare l'efficacia della macchina a vapore introducendo molte innovazioni tecniche. Infatti, nel 1763, presso l'Università di Glasgow, ricevette l'incarico di riparare un esemplare della macchina a vapore inventata dall'ingegnere inglese Thomas Newcomen. Rendendosi conto dell'inefficacia della macchina cercò soluzioni alternative per eliminare gli sprechi.
Due anni dopo, nel 1765 inventò il condensatore separato, un recipiente distinto dal cilindro dove far condensare il vapore che in precedenza aveva mosso lo stantuffo migliorando sensibilmente le prestazioni della macchina.
In seguito trovò il modo di trasformare il moto rettilineo dello stantuffo nel moto rotatorio continuo di un volano, una ruota massiccia che serve per accumulare energia e limitare le variazioni di velocità; introdusse il sistema a doppio effetto, l'immissione alternata di vapore alle due estremità del cilindro in modo da raddoppiare la potenza; introdusse un dispositivo mosso dalla forza centrifuga - chiamato in suo onore regolatore di watt - in grado di comandare l'immissione di combustibile nel motore della macchina aprendo e chiudendo la valvola di regolazione.
Tratto dal seguente link.
A presto.
L'inventore scozzese James Watt (1736-1819), ha contribuito ad aumentare l'efficacia della macchina a vapore introducendo molte innovazioni tecniche. Infatti, nel 1763, presso l'Università di Glasgow, ricevette l'incarico di riparare un esemplare della macchina a vapore inventata dall'ingegnere inglese Thomas Newcomen. Rendendosi conto dell'inefficacia della macchina cercò soluzioni alternative per eliminare gli sprechi.
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Macchina a vapore di James Watt |
In seguito trovò il modo di trasformare il moto rettilineo dello stantuffo nel moto rotatorio continuo di un volano, una ruota massiccia che serve per accumulare energia e limitare le variazioni di velocità; introdusse il sistema a doppio effetto, l'immissione alternata di vapore alle due estremità del cilindro in modo da raddoppiare la potenza; introdusse un dispositivo mosso dalla forza centrifuga - chiamato in suo onore regolatore di watt - in grado di comandare l'immissione di combustibile nel motore della macchina aprendo e chiudendo la valvola di regolazione.
Tratto dal seguente link.
A presto.
STEP#12 parte 3
Buongiorno a tutti, proseguendo nell'esame
delle macchine progettate nel corso del Rinascimento, sempre con
riferimento all'azione oggetto d'indagine, ossia pompare, è
necessario, innanzitutto, un accenno alla rivoluzione scientifica
avvenuta in Europa.
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Descrizione figura 52 |
In quest'epoca, dunque,
si registra un considerevole aumento delle pubblicazioni scientifiche
e tecniche e, in particolare, lo sviluppo di un genere letterario,
quello del teatro delle macchine.
A titolo esemplificativo
si può citare l'opera "Theatrum instrumentorum et machinarum", pubblicata a
Lione nel 1578, dal matematico Jacques Besson ove è contenuta
l'immagine di un una pompa idraulica da utilizzare in caso
d'incendio.
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Progetto di una pompa da incendio - 1578 |
Si tratta di un'opera, che appartenendo al genere letterario sopra citato, contiene “una raccolta di illustrazioni tecniche che descrivono macchine e strumenti, essenzialmente spiegate in succinte didascalie”.
Ed ancora nell'opera "Diverseet artificiose machine” dell'Ingeniere Agostino Ramelli
(1531-1600), pubblicata a Parigi nel 1588,
suddivisa in 195 capitoli, è contenuta l'illustrazione e la
descrizione, nella maggior parte dei casi, di macchine per il
sollevamento dell'acqua (norie, viti di Archimede e soprattutto una
grande varietà di pompe), anche se non mancano vari tipi di mulini,
seghe idrauliche e altre macchine azionate dalla forza dell'acqua,
nonché gru, fontane e strumenti di interesse bellico.
Le macchine di Ramelli usano tutti i
tipi di ingranaggi che sarebbero stati usati nei secoli successivi e
vari tipi di valvole.
Prima
di passare ad esaminare un esempio dell'ingegno di Galileo Galilei, è
ancora doverosa la citazione dell'opera “Architectura
Curiosa Nova” del 1664 che fu l'opera più importante scritta da Georg Andreas Böckler(1617-1687),
architetto e ingegnere tedesco specializzato in idraulica.
Si
tratta soprattutto di un volume sulla teoria e sulla applicazione
dell'idrodinamica per fontane, zampilli d'acqua, fontane da giardino
e fontanelle. Nel 1661 Böckler scrisse “Theatrum
Machinarum Novum”, un importante
lavoro su mulini, pompe e altre macchine idrauliche.
Ma l'uomo che rivoluzionò la scienza
nel corso del Seicento è Galileo Galilei. Nell'ambito della sua
attività scientifica che spaziava dalla filosofia, alla matematica,
all'astronomia, alla fisica, si è dedicato anche alla progettazione
di macchine idrauliche.
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Macchina per alzare l'acqua |
Il modello, assai elegante e ricco di dettagli architettonici quali
pilastri e scalette, rappresenta una piattaforma circolare intarsiata
che simula un pavimento accanto al quale, diametralmente, si trovano
quattro pozzi. Al centro della piattaforma si trova una colonna che
sostiene una manovella azionata da una coppia di cavalli imbrigliati
a due apposite aste.
Il movimento rotatorio della manovella viene
trasformato in un moto alternativo dai bilancieri che, tramite le
catene, azionano quattro pompe (non rappresentate nel modello) per
attingere acqua dai pozzi”. In riferimento a questa macchina
Galileo Galilei ottenne nel 1594 un brevetto dal Provveditore del
Comune di Padova per un “congegno atto ad innalzar acqua”.
Ebook da cui sono tratte le immagini: link
Tratto dalle seguenti fonti:
Ebook da cui sono tratte le immagini: link
Tratto dalle seguenti fonti:
Vittorio Marchis – Storia delle
macchine - Tre millenni di cultura tecnologica.
venerdì 1 maggio 2020
STEP#12 parte 2
Bentornati, in questo nuovo post andremo a ricercare il termine sotto inchiesta in epoca rinascimentale. L'analisi non può che partire dall'ingegno di Leonardo da Vinci che si applicò ideando e progettando strumenti ed apparecchiature in diversi campi della tecnica.
Il Codice Atlantico di Leonardo, conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, contiene oltre un migliaio di disegni, progetti, annotazioni e studi che vanno dal 1478, quando Leonardo entrò nell'orbita dei Medici a Firenze, fino al 1519, l'anno in cui morì in Francia ad Amboise.
"I numerosi fogli del Codice Atlantico del primo periodo, quello fiorentino, attestano l'attenzione che Leonardo prestò fin dagli esordi agli "strumenti d'acqua"; vi compaiono diversi tipi di pompe e vi è illustrato l'uso combinato di due lunghe viti di Archimede, azionate da una ruota mossa dalla corrente di un fiume, che sollevano l'acqua sulla sommità di due torri. Leonardo studia soluzioni per sollevare acqua da pozzi o da fiumi, per poi sfruttarne dinamicamente l'effetto di caduta. Egli comincia a sperimentare nuove tecniche grafiche; per esempio, rende in trasparenza i meccanismi sotterranei delle pompe, mentre riesce a raffigurare con precisione ingranaggi complessi che trasformano una spinta circolare costante in un moto alternato.
Tra i disegni nel codice atlantico sono presenti anche disegni di pompe per sentine destinate a vuotare l'acqua dalle imbarcazioni, ma anche macchine per prosciugare una porzione d'acqua di un porto al fine di consentire l'esecuzione di lavori sul fondale, oppure macchine per il sollevamento dell'acqua, per esempio da un pozzo.
Vediamo di seguito alcuni esempi.
Apparecchiatura per prosciugare un porto
Il progetto prevede l'uso di "un cassone (probabilmente in legno) formato da paratie mobili sagomate ad incastro, impiantate nell'acqua e collegate tra loro mediante quattro pilastri di forma quadrangolare".
Pompa per sentine o "tromba da galea"
Destinata a vuotare dall'acqua le sentine delle imbarcazioni.
La valvola a sede conica presente nella pompa era stata probabilmente studiata da Leonardo per un progetto di mantice a soffietto a caduta d'acqua destinato alle fucine o alle fonderie.
Elevatore d'acqua pneumatico
Un mantice spinge all'interno di una conduttura un flusso d'aria intermittente sollevando l'acqua dal fondo del pozzo, dotato di opportune valvole di ritegno, nella vasca di raccolta in alto.
Il Codice Atlantico di Leonardo, conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, contiene oltre un migliaio di disegni, progetti, annotazioni e studi che vanno dal 1478, quando Leonardo entrò nell'orbita dei Medici a Firenze, fino al 1519, l'anno in cui morì in Francia ad Amboise.
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Disegno di Leonardo dove vengono rappresentate due viti di Archimede |
Tra i disegni nel codice atlantico sono presenti anche disegni di pompe per sentine destinate a vuotare l'acqua dalle imbarcazioni, ma anche macchine per prosciugare una porzione d'acqua di un porto al fine di consentire l'esecuzione di lavori sul fondale, oppure macchine per il sollevamento dell'acqua, per esempio da un pozzo.
Vediamo di seguito alcuni esempi.
Apparecchiatura per prosciugare un porto
Il progetto prevede l'uso di "un cassone (probabilmente in legno) formato da paratie mobili sagomate ad incastro, impiantate nell'acqua e collegate tra loro mediante quattro pilastri di forma quadrangolare".
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Apparecchio per prosciugare i porti |
Pompa per sentine o "tromba da galea"
Destinata a vuotare dall'acqua le sentine delle imbarcazioni.
La valvola a sede conica presente nella pompa era stata probabilmente studiata da Leonardo per un progetto di mantice a soffietto a caduta d'acqua destinato alle fucine o alle fonderie.
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Pompa per sentine |
Elevatore d'acqua pneumatico
Un mantice spinge all'interno di una conduttura un flusso d'aria intermittente sollevando l'acqua dal fondo del pozzo, dotato di opportune valvole di ritegno, nella vasca di raccolta in alto.
La
macchina è costituita da una grossa vite e disposta all’interno di
un tubo, non necessariamente saldati a tenuta stagna. La parte
inferiore del tubo è immersa in un liquido e, ponendo in rotazione
la vite, ogni passo raccoglie una certa quantità di sostanza che
viene sollevata lungo la spirale fino ad uscire dalla parte
superiore, per essere scaricata in un bacino di accumulo.
L’energia per
la rotazione può essere fornita da una maniglia, da animali, da
eliche di mulini a vento o da trattori agricoli.
Tratto dalle seguenti fonti:
Vittorio Marchis - Storia delle macchine - Tre millenni di cultura tecnologica.
Tratto dal seguente link.
A presto.
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Elevatore d'acqua pneumatico |
Tratto dalle seguenti fonti:
Vittorio Marchis - Storia delle macchine - Tre millenni di cultura tecnologica.
Tratto dal seguente link.
A presto.
STEP#12 parte 1
Bentornati, questo che segue è un breve appunto sull'impiego delle macchine idrauliche nel corso del Medioevo, che si svilupperà nei secoli secondo gli schemi dell'opera "De architectura" di Vitruvio, già più volte citato in questi post, che eserciterà la sua autorità almeno fino all'Illuminismo.
Nel Medioevo il contributo dato all'idraulica dal mondo arabo fu determinante, con particolare riguardo agli influssi esercitati dal trattato scritto da Al-Jazari, un matematico, inventore e ingegnere meccanico arabo, nato in Turchia nel 1136.
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immagine raffigurante Al-Jazari |
"Dall'esperienza di Al-Jazari, e in certo modo anche sotto il suo influsso, nascono nell'Occidente medievale i primi trattati sulle macchine".
L'Islam inoltre assicurò la continuità della conoscenza con le civiltà antiche, in particolar modo con la cultura alessandrina.
Nell'area geografica interessata al primo sviluppo della civiltà araba, furono realizzate importanti opere di canalizzazione per la bonifica e per la distribuzione dell'acqua, con largo impiego del sifone, pressoché sconosciuto precedentemente. Inoltre "nell'Islam due sono le ruote ad acqua per il pompaggio: la saqiya, messa in moto da un animale o dall'uomo, e la più grande naura (da cui l'italiano 'noria', che serve a definire entrambe le macchine), posta in moto da una ruota a palette immersa nella corrente di un fiume o di un canale."
Nel Medioevo la ruota idraulica fu largamente usata in Europa per una grande varietà di usi industriali.
Il "Doomsday Book", il catasto inglese compilato nel 1086, ad esempio, cita 5624 mulini ad acqua quasi tutti di tipo vitruviano.
Tali mulini vennero usati per azionare segherie, follatoi, frantoi di minerali oltre che di cereali, mulini a pastelli per la lavorazione dei metalli, per alimentare i mantici delle fornaci e per una varietà di altri congegni.
Un'altra fonte di energia sviluppatasi nel Medioevo fu il mulino a vento.
Sviluppatosi in Persia nel VII secolo, pare sia derivato dalle più antiche ruote di preghiere azionate dal vento usate nell'Asia centrale. Durante il X secolo era largamente usato in Persia per pompare acqua e macinare frumento.
I mulini persiani erano costituiti da un edificio a due piani: nel piano inferiore si trovava una ruota orizzontale azionata da sei o dodici ali atte a prendere il vento, collegate ad un asse verticale, che trasmetteva il movimento alle macine situate al piano superiore, con una disposizione che ricorda quella dei mulini greci ad acqua.
Tratto dalle seguenti fonti:
Vittoria Marchis - Storia delle macchine - Tre millenni di cultura tecnologica
A presto.
A presto.
domenica 26 aprile 2020
STEP#11
Buongiorno a tutti, ho cercato nel web la declinazione
del verbo che mi è stato assegnato in riferimento alla pandemia da
Covid 19. Mi sono impegnato nella ricerca con particolare riguardo
alla cosiddetta “Fase 2”, un po' per l'attualità della
discussione e un po' per l' estrema problematicità della questione.
Ho individuato un articolo nel quale una società
altoatesina, specializzata tra l'altro nell'innevamento programmato,
ha trovato una soluzione per sanificare gli ambienti urbani e, in
particolare, le strade: viene impiegato un camion con a bordo un
generatore di neve, ad alte prestazioni, collegato ad una pompa, nel
cui serbatoio è contenuto perossido di idrogeno solubilizzato in
acqua e biodegradabile al 100%.
Tuttavia, sulla reale efficacia di questo
trattamento restano molti dubbi. Certamente la pulizia del manto
stradale contribuisce a calmare la psicosi di questi giorni, ma
questa sorta di effetto placebo potrebbe creare addirittura più
effetti negativi che benefici.
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Camion che opera l'igenizzazione di una strada |
Le perplessità relative a questa forma di
igienizzazione delle strade è tanto più urgente in considerazione
che spesso le sostanze utilizzate non sono, come in Alto Adige, il
perossido di idrogeno – quindi la comune acqua ossigenata – ma
l'ipoclorito di sodio che è un acido inquinante per l'ambiente,
soprattutto per le falde acquifere, e potenzialmente dannoso per la
salute dell'uomo. Infatti, sempre secondo il parere espresso
dall'Istituto Superiore di Sanità, la possibile origine “in
presenza di materiali organici presenti sul pavimento di
sottoprodotti estremamente pericolosi, quali clorammine e
trialometani e altre sostanze cancerogene volatili” dovrebbe
rappresentare, infine, un ulteriore fattore dissuasione al suo
utilizzo.
Concludendo, non si può trascurare in questa fase
di emergenza sanitaria, da un lato l'interesse delle aziende di
settore di offrire i loro prodotti e servizi, indipendentemente dalla
sussistenza di evidenze scientifiche circa la loro efficacia, e,
dall'altro le pressioni politiche a cui gli amministratori locali
sono sottoposti nel momento in cui debbono predisporre i piani di
intervento a tutela della salute pubblica.
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