domenica 26 aprile 2020

STEP#11

Buongiorno a tutti, ho cercato nel web la declinazione del verbo che mi è stato assegnato in riferimento alla pandemia da Covid 19. Mi sono impegnato nella ricerca con particolare riguardo alla cosiddetta “Fase 2”, un po' per l'attualità della discussione e un po' per l' estrema problematicità della questione.

Ho individuato un articolo nel quale una società altoatesina, specializzata tra l'altro nell'innevamento programmato, ha trovato una soluzione per sanificare gli ambienti urbani e, in particolare, le strade: viene impiegato un camion con a bordo un generatore di neve, ad alte prestazioni, collegato ad una pompa, nel cui serbatoio è contenuto perossido di idrogeno solubilizzato in acqua e biodegradabile al 100%.

Tuttavia, sulla reale efficacia di questo trattamento restano molti dubbi. Certamente la pulizia del manto stradale contribuisce a calmare la psicosi di questi giorni, ma questa sorta di effetto placebo potrebbe creare addirittura più effetti negativi che benefici.

Camion che opera l'igenizzazione di una strada
Secondo il parere espresso dall’Istituto Superiore di Sanità, sarebbe opportuno proseguire la “ordinaria pulizia delle strade con saponi/detergenti convenzionali, assicurando tuttavia di evitare la produzione di polveri e aerosol”, dato che l’utilità della “disinfezione non è accertata in quanto non esiste alcuna evidenza che le superfici calpestabili siano implicate nella trasmissione del COVID- 19”. Al tempo stesso si mette in dubbio la reale efficacia del disinfettante su una “superficie complessa come la pavimentazione stradale”.

Le perplessità relative a questa forma di igienizzazione delle strade è tanto più urgente in considerazione che spesso le sostanze utilizzate non sono, come in Alto Adige, il perossido di idrogeno – quindi la comune acqua ossigenata – ma l'ipoclorito di sodio che è un acido inquinante per l'ambiente, soprattutto per le falde acquifere, e potenzialmente dannoso per la salute dell'uomo. Infatti, sempre secondo il parere espresso dall'Istituto Superiore di Sanità, la possibile origine “in presenza di materiali organici presenti sul pavimento di sottoprodotti estremamente pericolosi, quali clorammine e trialometani e altre sostanze cancerogene volatili” dovrebbe rappresentare, infine, un ulteriore fattore dissuasione al suo utilizzo.

Concludendo, non si può trascurare in questa fase di emergenza sanitaria, da un lato l'interesse delle aziende di settore di offrire i loro prodotti e servizi, indipendentemente dalla sussistenza di evidenze scientifiche circa la loro efficacia, e, dall'altro le pressioni politiche a cui gli amministratori locali sono sottoposti nel momento in cui debbono predisporre i piani di intervento a tutela della salute pubblica.

Tratto dal seguente link.

A presto.

STEP#10

Bentornati, in questo nuovo post andremo ad indagare l'utilizzo del termine pompare nella cinematografia.

Ricercando nel web mi sono trovato di fronte un film basato sull'estrazione del petrolio su una piattaforma petrolifera e ai rischi ad essa legata, che nel film occupano un ruolo centrale; il film si intitola "Deep water - inferno sull'oceano", girato nel 2016.

"Basato su fatti realmente accaduti, il film è incentrato sull'esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico e sul successivo disastro ambientale avvenuto nell'aprile 2010, raccontando lo sforzo e il coraggio di alcuni uomini per salvare il maggior numero di vite possibile.



Locandina del film
Deep water - inferno sull'oceano
Il 20 aprile 2010, mentre è in corso la perforazione del pozzo Macondo a 1.500 metri di profondità, si verifica un’esplosione che provoca un incendio; a quel punto il petrolio inizia a fuoriuscire senza sosta, al ritmo di mille barili al giorno, senza che il sistema di blocco automatico riesca a entrare in funzione. Dopo due giorni, la piattaforma affonda. Delle 126 persone a bordo durante l’incidente, 11 perdono la vita e altre 17 rimangono ferite."

Nel trailer stesso si vede la pompa che stava estraendo il greggio, che a causa della pressione cede, inondando le zone inferiori della piattaforma petrolifera, una delle cause del successivo affondamento.

"Bp - proprietaria della deep water horizon - e la Casa Bianca mettono all’opera squadre di tecnici, scienziati e militari per cercare di riparare il danno.


Il primissimo tentativo di Bp, con l’uso di robot subacquei controllati a distanza, fallisce. La Guardia Costiera nel frattempo innesca incendi controllati di alcune chiazze in superficie; in tutto sono circa 120 ed eliminano oltre 67mila barili di greggio.

Immagine raffigurante le operazioni di spegnimento
della piattaforma petrolifera Deep water Horizon
A maggio Bp dà il via all’operazione “top kill”, provando a sigillare l’imboccatura del pozzo con una cupola di cemento armato di 100 tonnellate, ma a fine mese ammette il fallimento. Con l’operazione “cut and cap” prova quindi a tagliare la valvola di sicurezza che non ha funzionato per coprirla con un’altra valvola di contenimento (lower marine riser package), che però riesce a intercettare circa la metà del flusso.

Con l’operazione “static kill” di luglio viene apposto un nuovo tappo di cemento che, finalmente, funziona. Il 19 settembre 2010, a cinque mesi dalla data dell’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon, la cementificazione del pozzo è ufficialmente terminata e la falla è chiusa.

La Deepwater Horizon riversa nel Golfo del Messico 4,2 milioni di barili di petrolio, creando una chiazza grande tre volte la Sicilia e inquinando poco meno di 2.100 chilometri di costa in cinque stati."

Tratto dal seguente link.

A presto.

sabato 25 aprile 2020

STEP#09 parte 2

Bentornati, in questa seconda parte del post precedente andremo a trattare un'altra opera connessa al termine "pompare".

Essenzialità e sintesi sembrano essere i parametri di lettura dell'opera "Gas" dipinta da Edward Hopper nel 1940, che è forse la prima rappresentazione di una stazione di servizio in chiave artistica.

Gas di Edward Hopper

"Al tempo era un simbolo di progresso, ma la resa pittorica è ben lontana dal magnificarne le sorti. Non ci sono auto che sfrecciano, non c'è movimento attorno alle pompe, ma un innaturale crepuscolo con un solitario individuo e un bosco incombente che sembra volersi riprendere lo spazio sottratto dall'intervento umano."

Edward Hopper è un pittore statunitense nato a Nyack, piccola cittadina sul fiume Hudson, nel 1882 e morto a New York nel 1967. Studiò in questa metropoli ed esordì come illustratore. Indifferente a ogni tendenza d'avanguardia, fece della multiforme vita cittadina il tema principale della sua arte pittorica.

Edward Hopper nella copertina
del 56' del Time
L'artista americano, infatti,  nonostante il progresso tecnologico stesse modificando il paesaggio americano, Hopper non è attratto dai grattacieli, dalle macchine, dalle fabbriche, ma ripete nei suoi quadri sempre gli stessi soggetti: case isolate presso una ferrovia o in riva al mare, pompe di benzina deserte, immagini notturne di città, interni di alberghi con gente immobile e in attesa.

Lo stile è profondamente realista, ma lascia una sensazione di mistero, anche attraverso un uso particolare della luce.
L'America ritratta da Hopper non ha nulla di eroico né di moderno, protagonista delle sue tele è la
solitudine che trapela dai soggetti quotidiani, cogliendo quel senso di vuoto e di disillusione che si era diffuso negli Stati Uniti a partire dalla fine degli anni Venti, al tempo della Grande Depressione.

"Edward Hopper in America è ed è stato un'icona dell'arte contemporanea, tanto che nel '56 il Time gli dedicò la copertina di Natale".

In Europa, invece, la sua fama non è mai decollata, forse per quel certo snobismo verso tutto ciò che di culturale proviene dagli Stati Uniti.

Tratto dal seguente link.

A presto.

STEP#09 parte 1

Buongiorno a tutti, in questo post andremo a ricercare il verbo studiato nell'arte figurativa.

Nel web ho trovato quest'interessante dipinto ad olio su tela, dal titolo "Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica", opera di Joseph Wright of Derby, ultimato nel 1768, conservato presso la National Gallery di Londra. il dipinto è considerato il capolavoro dell'arte inglese.

Esperimento su un uccello nella pompa pneumatica

Joseph Wright per la prima volta propone un soggetto scientifico, un esperimento di vuoto pneumatico, con la stessa ambientazione e rispetto precedentemente riservati ai soggetti religiosi o storici. 
La scena del quadro raffigura uno scienziato mentre sta eseguendo un esperimento nuovo per quei tempi: dimostrare che l'assenza di ossigeno provocava la morte. Per questo l'aria veniva pompata fuori da un contenitore nel quale era rinchiuso un animaletto (in questo caso un pappagallo bianco).

La scena, illuminata solo da una candela, e le diverse emozioni evidenziate dai vari personaggi esprimono i sentimenti contrastanti dell'epoca verso la scienza: meraviglia e timore, interesse, sgomento e paura, ma la curiosità scientifica prevale sulla preoccupazione per il volatile.

Joseph Wright of Derby
La figura centrale guarda fuori dal dipinto, come se stesse invitando l'osservatore a partecipare o come per mostrare il risultato.

A quel tempo venivano espressi dubbi sul fatto che le conoscenze razionali o scientifiche fossero in grado di rispondere a tutte le domande e di spiegare, in maniera soddisfacente, tutti i misteri della natura.

L'artista inoltre utilizza un accostamento inconsueto: l' interesse nascente per la scienza (che scaturiva dall'Illuminismo) viene reso con un chiaroscuro di ispirazione caravaggesca, ponendo un interrogativo sempre attuale sui metodi e sui limiti della sperimentazione.

pompa pneumatica di Boyle
Analizzando un dettaglio dell'opera si può notare che la pompa d'aria utilizzata dal "filosofo della natura" è quella realizzata da Robert Boyle, ritratta nella foto a fianco.

Nel 1657, stimolato dalla lettura di un resoconto degli esperimenti di pneumatica effettuati da Otto von Guericke, Boyle cominciò a pensare di costruire uno strumento che consentisse di produrre agevolmente il vuoto.

Grazie alla collaborazione del suo assistente Robert Hooke, egli riuscì ben presto a realizzare una pompa pneumatica, con cui fu in grado di compiere importanti esperienze, descritte nell'opera "New Experiments physico-mechanicall, Touching the Spring of the Air and its Effects".

Boyle riuscì a dimostrare che la sospensione della colonna di mercurio nel tubo barometrico, rilevato dalle esperienze di Toricelli, allievo di Galileo Galilei, era riconducibile alla pressione atmosferica, che il suono era impossibile nel vuoto, che l'aria era indispensabile alla vita e alla combustione e, inoltre, che essa era caratterizzata da una permanente elasticità. 

Boyle giunse a determinare la relazione che lega il volume e la pressione di un gas a temperatura costante (il volume varia inversamente rispetto alla pressione), stabilendo così quell'importante principio fisico noto con il nome di "legge di Boyle".

A presto.

L'enigma della pompa aspirante

Bentornati, in questo breve post andremo a trattare una curiosità che riguarda il termine sotto inchiesta, ovvero l'enigma della pompa aspirante.

"Per Aristotele l'universo era costituito da quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco. All'esterno del'atmosfera terrestre un quinto elemento, l'etere o quinta assenza, completava l'elenco.

Secondo gli antichi il vuoto in natura non poteva esistere.

La pompa aspirante, usata fin dall'antichità, sembrava provare questo ragionamento.
Lo stantuffo scorre dentro un cilindro aderendo perfettamente alle pareti. Tirando verso l'alto uno spazio "vuoto" sotto di esso. Siccome in natura il vuoto non "può esistere" ecco che l'acqua arriva subito a riempirlo.

Rappresentazione grafica del funzionamento
di una pompa manuale
Restava da capire perché, quando si voleva aspirare l'acqua ad altezze superiori ai 10 metri, la pompa non funzionasse più. Fino al 1643 quest'impresa non riuscì a nessuno.


Galileo che si era dedicato a questo problema, morì prima di risolvere il mistero. L'onore toccò a due suoi allievi: Evangelista Torricelli Vincenzo Viviani.

Nel 1643 fecero la scoperta decisiva: l'aria ha un suo peso! Quando il pistone della pompa viene tirato verso l'alto, all'interno del cilindro, si abbassa la pressione.

L'acqua sale nella pompa per effetto del peso dell'aria esterna, non più controbilanciato."

Tratto dalle seguenti fonti:
Lucio Russo "la rivoluzione dimenticata" - Feltrinelli - 1996

Spero che questa curiosità vi abbia interessato, a presto.

STEP#08

Bentornati , in questo nuovo post andremo a ricercare il termine "pompare" nella storia antica.

Le prime macchine idrauliche si devono a due inventori del III secolo a.C.: Ctesibio e Archimede.

Ctesibio è stato un ingegnere e inventore dell'antica Grecia, inventore della pompa, dell'organo a canne e dell'orologio ad acqua, fondatore della pneumatica e iniziatore della scuola dei meccanici Alessandrini.

Vitruvio con il termine di "macchina di Ctesibio"  descrive una pompa aspirante-premente utilizzata per irrigare giardini, realizzare giochi d'acqua o come pompa di sentina o per spegnere incendi.

Macchina di Ctesibio
Essa sfruttava il movimento di due pistoni che, mossi da una leva, per mezzo di valvole mettevano alternativamente in pressione l'acqua destinata a passare in un serbatoio e, dì lì, in una canna con boccaglio, orientabile in altezza per dirigerne il getto.

Tra i reperti archeologici ci sono giunti i resti di una ventina di pompe di questo tipo (due coppie sono state ritrovate su una nave affondata nel I secolo d.C. lungo la costa della Provenza). La presenza di parti metalliche dimostra capacità metallurgiche superiori a quelle che solitamente si è disposti a riconoscere agli antichi.

L'efficienza delle pompe, in particolare, dipendeva dal gioco tra cilindro e pistone e negli esemplari rinvenuti era quasi perfetto, tale da assicurare un rendimento del 95%.

La "vite di Archimede", altrimenti detta coclea idraulica, sarebbe da attribuire al famoso matematico e fisico Siracusano, che la progettò nel III secolo a.C., su espressa richiesta del re d'Egitto desideroso di possedere una macchina che consentisse di rimuovere l'acqua dalle sue navi.

Vite di Archimede
Tuttavia, una seconda teoria suggerisce che la coclea sia stata creata centinaia di anni prima dalla nascita di Archimede (nel corso del V secolo a.C.) per curare i giardini babilonesi, e che egli si limitò ad adattarla per renderla funzionale in tutto il mondo allora conosciuto.

Al di là di queste incertezze ci troviamo, comunque, di fronte alla prima descrizione nella storia di una pompa idraulica. Si trattava di un trasportatore a vite: questo tipo di pompa, sostanzialmente volumetrico, spostava quantità costanti di liquido ad ogni rotazione e per limitare i trafilamenti tra vite e statore, veniva impiegata per basse prevalenze ed alte portate.

È oggi utilizzata come idrovora e come mezzo di sollevamento negli impianti di depurazioni delle acque.

Tratto dal testo:"Coclea idraulica, la lunga storia da Archimede alla corrente elettrica" dell'Ing. Emanuele Quaranta - 2017.

A presto.

giovedì 23 aprile 2020

STEP#07

Un saluto a tutti, oggi ci misuriamo con la ricerca delle tracce del nostro verbo/azione nella poesia.

Come ho già sottolineato in altro post ho trovato versi interessanti nella letteratura decadente e simbolista della metà dell'Ottocento e nelle avanguardie del Novecento.

Ho concentrato da subito la mia attenzione su una poesia di Charles Baudelaire, dal titolo "L'orologio", componimento in cui è evidente il senso di angoscia che pervade la vita poiché  lo scorrere inesorabile del tempo ricorda al poeta che ogni giorno è sempre più vicino alla morte.

L'angoscia per il tempo che passa e che lentamente cancella ogni cosa era già presente nell'età classica, ma in epoca moderna sembra aggiungersi anche un'ossessione per il tempo fatta di rapidità, di orari, ritmi di lavoro che scandiscono la nuova società borghese, travolta da una nuova concezione del tempo e dello spazio inaugurata dalla “seconda rivoluzione industriale” e dall'uso massiccio delle macchine.

E' in questa chiave interpretativa che leggo i seguenti versi del poeta “maledetto”:

Charles Baudelaire
"Tremilaseicento volte in un'ora, il Secondo
bisbiglia: "Ricordati!". - Con quella sua voce
di insetto, Ora dice: Sono già Allora, e veloce
ti ho pompato la vita col pungiglione immondo!"

Non è certamente un caso che Baudelaire abbia utilizzato il verbo pompare per indicare il concetto del tempo che risucchia la vita. Fa uso di un termine tecnico, proprio perché vittima della modernità e del progresso, così come si sentiva vittima della caducità della vita, della natura "matrigna", della tragica condizione umana.

Il termine "sotto inchiesta" rende chiaramente l'idea che il poeta voleva comunicare: la vita è estratta con violenza ed è sottratta a colui al quale appartiene, senza che possa far nulla per impedirlo.

Anche Corrado Govoni, nelle sue poesie elettriche (1911) e, in particolare nel componimento "A Venezia elettrica", fa uso di questo verbo:

Corrado Govoni


"ho nell'anima la divina malinconia
del tuo volto di femmina corrotta,
divorata dall'insonnia febbrile,
pompata fin nelle midolle più profonde
dalle bocche roventi
di tutte le lussurie
mi fai male lo so;"



Corrado Govoni, dopo un'esperienza nel crepuscolarismo, approdò al futurismo: non a caso nel testo troviamo le parole "insonnia febbrile", citata nel Manifesto del Futurismo pubblicato nel 1909 da Filippo Tommaso Marinetti.
In questo movimento culturale la macchina diventa un mito, nel quale si raccolgono le aspirazioni della modernità, del rinnovamento; assume il valore di un simbolo, è esaltata in quanto ritenuta portatrice di valori capaci di rinnovare completamente la realtà.

A presto.

mercoledì 22 aprile 2020

STEP#06

Buona giornata a tutti,
Vagando nel web con l'intento di trovare spunti relativi al “verbo inchiesta” pompare che mi è stato assegnato, mi sono imbattuto in una bellissima novella di Luigi Pirandello (1867-1936), Premio Nobel per la letteratura nel 1934 e uno dei maggiori drammaturghi del XX secolo.

La novella “La Messa di quest’anno”, che dà il titolo a tutta la raccolta, costituisce una riflessione dell'autore sul Natale, ove non manca di sottolineare i difetti tipici della modernità con il culto d’una realtà che inneggia al laicismo, alla tecnica ed allo scientismo.

[...]
Luigi Pirandello
"Dicono che le grandi macchine moderne hanno nei loro lucidi, possenti, complicatissimi congegni una loro particolare bellezza. E sarà così. Dal canto mio, confesso che l'ammirazione per questi bellissimi mostri usciti con sì strane forme dal cervello dell'uomo è rattenuta in me da una specie d'angoscioso ribrezzo; e il rispetto che l'uomo m'ispira per queste sue solide magnifiche invenzioni è commisto a una certa diffidenza, non lieve, ed a profonda costernazione.
L'anima dell'inventore è là, nella macchina. Altrimenti essa non si moverebbe. Ci fu un momento, dunque, che l'inventore si sentì dentro, nel cervello, tutta questa deliziosa complicazione di ruote dentate e di stantuffi e di leve e di corregge, questo bel mostro d'acciajo, sbuffante, dal complesso movimento saldamente imprigionato in sé. Non c'è da costernarsi? Da diffidare?"
[...]
"Me ne incute però infinitamente di più un'altra macchinetta invisibile, che l'uomo da secoli e secoli porta con sé, non inventata propriamente da lui, ma dalla natura che tanto ci vuol bene."
[...]
"È una specie di pompa a filtro, che mette in comunicazione il cervello con il cuore; e la chiamano Logica. Il cervello pompa con essa i sentimenti del cuore, e ne cava idee. Attraverso il filtro lascia quanto ha in sé caldo, di torbido; si refrigera, si purifica, si idealizza. Un povero sentimento [...] pompato e filtrato dal cervello per mezzo di quella macchinetta, diventa idea astratta, generale, e che ne segue?"
[...]
"E molti disgraziati credono tuttavia di guarire così di tutti i malanni che ci procura la cita, e pompano e filtrano, pompano e filtrano finché il loro cuore non resti arido come un pezzo di sughero e il loro cervello non sia come uno stipetto pieno di quei barattolini che portano sull'etichetta nera un teschio e due stinchi in croce, con la leggenda: Veleno".
[...]

Per altre novelle di Luigi Pirandello si rimanda al seguente link.

A presto.

martedì 21 aprile 2020

Pompare nella letteratura

Bentornati,oggi ho esplorato a lungo l'uso del verbo pompare nella letteratura italiana, nella poesia, così come nella narrativa.

Non mi ha affatto stupito la circostanza di aver trovato il verbo “sotto inchiesta” abbastanza spesso nella letteratura decadente della metà dell'Ottocento, nelle avanguardie del Novecento e nella letteratura contemporanea, mentre nelle epoche precedenti ho ritrovato frequentemente il sostantivo “pompa” nell'accezione di fastoso, lussuoso, di eccessiva e vistosa esteriorità.

Così vi è traccia del termine nella Divina Commedia di Dante Alighieri, nel poema cavalleresco l'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, così come avevo già accennato in altro post.

Nella letteratura decadente il verbo pompare è frequentemente impiegato come metafora, ma, a differenza della tradizione precedente, viene impiegato per creare legami oscuri e inconsueti tra realtà tra loro distanti.

Dicevo che l'impiego del verbo/azione in esame in questo periodo storico non mi ha sorpreso: in effetti ci troviamo in piena “seconda rivoluzione industriale”, con la comparsa della grande industria e il conseguente impiego massiccio delle macchine.

Il verbo “pompare”, altro non è che l'azione conseguente all'uso proprio di una pompa, qualunque siano le sue caratteristiche, ossia di una macchina, inteso come strumento che consente all'uomo di svolgere più efficacemente e con minor dispendio di energia un determinato lavoro. Va da sé che l'impiego sistematico delle macchine è relativamente recente e, soprattutto, non si trattava di un verbo che potesse prestarsi ad una poetica sublime o, comunque, elevata o ai temi che più frequentemente hanno ispirato i grandi autori del passato.

Per questo motivo ero certo di una presenza importante del termine nel periodo futurista. Infatti non mi sono sbagliato: ne sono esempio la produzione poetica di Corrado Govoni e di Filippo Tommaso Marinetti. Questo movimento culturale, il Futurismo, si proporrà decisamente come cantore della modernità contro ogni culto del passato, e tra le forme di essa esalterà, per il suo valore simbolico, proprio la macchina.

A presto.

lunedì 20 aprile 2020

STEP#05

Bentornati, in questo nuovo post andremo a visionare alcune pubblicità che possono essere facilmente ricondotte al verbo "pompare".
Tra gli innumerevoli spot del genere mi hanno particolarmente colpito i due che ho inserito in questo post,  che entrambi pubblicizzano carburanti erogati dalle stazioni di servizio.
Le due pubblicità, pur avendo lo stesso oggetto, sono tra loro assai diverse.


Esso metti un Tigre nel motore

La prima pubblicità, un carosello, risale agli anni 50', e pubblicizza i carburanti Esso.
Colpisce immediatamente il carattere giocoso e spensierato dello spot, in cui si descrive a 360° il prodotto pubblicizzato, e dei suoi benefici per le prestazioni dell'autovettura, ma in maniera sempre semplice e immediata.


Eni station un mondo che si muove con te

La seconda pubblicità è stata prodotta sessant'anni dopo e pubblicizza i carburanti dell'Eni.
Quest' ultima è completamente diversa dalla precedente, oltre che nello stile grafico, (considerato attualmente all'avanguardia, nonostante la sua semplicità), nel messaggio trasmesso, ossia l'efficienza del servizio prestato ai clienti, completo ed affidabile.

In conclusione, come si può facilmente osservare, mentre il primo spot puntava sulla velocità e le prestazioni del motore, come si intuisce dal suo slogan "metti un Tigre nel motore", il secondo invece, non a caso, formulato per un mondo frenetico e in costante movimento, punta sulla disponibilità del servizio 24 ore su 24 e sulla sua convenienza. il suo slogan è, infatti "un mondo che si muove con te".

A presto.

sabato 18 aprile 2020

STEP#04

Bentornati, in questo nuovo post andremo a ricercare il termine sotto inchiesta nella mitologia.
Poiché il verbo pompare nel suo significato moderno compare soltanto tra il XVI e il XVII sec. grazie al genio di Leonardo da Vinci, ci è difficile ritrovare tale termine nella mitologia greca e latina.

Tuttavia, non sono passati inosservati i giardini pensili di Babilonia, capolavoro dell'idraulica e dell'ingegneria antica; gli unici, tra le Sette Meraviglie del Mondo Antico, per cui non esiste nessuna certezza della loro reale esistenza, la cui rappresentazione, nell'immaginario collettivo, si avvicina più al mito che alla realtà effettiva.

Differentemente da tutte le opere architettoniche babilonesi di cui sono pervenute iscrizioni celebrative, in cui i sovrani rivendicavano la costruzione delle varie opere, non esiste nessuna fonte coeva che possa attestare l'edificazione dei Giardini.

Immagine relativa ai Giardini Pensili di Babilonia
Sotto il regno di Nabucodonosor (604 - 562 a.C.) si fa risalire la costruzione dei Giardini.

Le fonti babilonesi tacciono, mentre autori più tardi, greci e latini,  descrivono i giardini come un'opera d'arte di suggestiva bellezza, al cui ultimo livello si accedeva per mezzo di una scala, lungo la quale correvano delle spirali attraverso cui l'acqua veniva portata di continuo dall'Eufrate, che scorreva lungo l'edificio dei Giardini, con "macchine per pompare l'acqua" riferisce Diodoro.

Il re, mecenate di tale meraviglia, già ai tempi di Erodoto (cento anni dopo), era del tutto dimenticato e i Giardini venivano citati non con il suo nome, ma con quello di una regina leggendaria - Semiramide - che oggi gli storici identificano con la regina assira Samuramat.

I Greci la chiamarono Semiramide e le assegnarono campagne di conquista, un governo saggio e la creazione dei Giardini. La Bibbia e la tradizione medioevale la ricordano invece come simbolo di lussuria e crudeltà.

Si racconta che Semiramide alla morte del marito re fondò altre città, poi quando il figlio ordì un attentato alla sua vita, invece di punirlo gli cedette il potere e scomparve nel nulla al pari degli dèi.
Altri ancora ritengono fosse una principessa babilonese che giunta al trono assiro, operò una politica di amicizia con Babilonia.

Immagine relativa ai Giardini Pensili di Babilonia
Diodoro nella sua trattazione di Babilonia ne dà questa descrizione: "Vi era anche il cosiddetto giardino pensile, presso l'acropoli, che costruì non Semiramide, ma un certo re siro, per la sua consorte Amytis che, a quanto si dice, essendo persiana di origine, chiese al re di imitare, tramite gli artifici del giardino botanico, i caratteri particolari del paesaggio persiano".

È nel Palazzo meridionale, quello in cui fu disposto il corpo senza vita di Alessandro Magno nel 323 a.C., che l'archeologo tedesco Robert Johann Koldewey (1855 - 1925) colloca i Giardini, poiché nei suoi scavi ha individuato una struttura coperta da volte a botte, quattordici stanze e un pozzo con dei fori, ipoteticamente considerato il meccanismo idrico dei Giardini.

Donald John Wiseman (1918 - 2010), studioso biblico, archeologo e assiriologo, ha collocato i Giardini "sopra e a settentrione della grande muratura a ovest" del Palazzo Meridionale presso le rive dell'Eufrate.

Di Babilonia, città posta a 100 chilometri a sud di Baghdad, non è rimasto quasi nulla. Conquistata dai Persiani di Ciro nel 539 a.C. parzialmente distrutta nel 482 a.C. fu poi abbandonata.

Eppure il suo ricordo è ancora vivo nell'immaginario come i suoi Giardini Pensili.

A presto.

mercoledì 8 aprile 2020

lunedì 6 aprile 2020

Un tipo particolare di pompa

Bentrovati, oggi vi racconto una storia che ha per oggetto la più formidabile delle pompe di cui l'uomo è incapace di fare a meno.

Un banchiere desiderava costruire per sé un palazzo inimitabile, che eguale non si era mai visto, facendo pompa della sua ricchezza e stravaganza. Nulla di ciò che vi era di meglio soddisfava le sue pretese.

Per realizzare il suo scopo fece arrivare da ogni parte del mondo i più illustri scienziati e i più validi ingegneri, assegnando loro l'incarico di arricchire il suo palazzo di tutte le meraviglie della scienza e dell'industria.

Quando tutto fu terminato si accorsero della mancanza dell'acqua. Un tecnico, chiamato appositamente per risolvere il problema, individuò soltanto un rigagnolo sotterraneo che era alimentato dalle acque piovane. L'acqua non era né limpida, né abbondante e, per di più, aveva un gusto fetido.

Il banchiere, sorprendendo tutti, non volle abbandonare l'idea di utilizzare quelle acque, pur potendo farla arrivare da un fiume lì vicino. Egli, come precisato in premessa, “voleva la novità, l'inaspettato, l'impossibile": prese carta e penna e scrisse i punti fondamentali del suo programma:
  • l'acqua sarà quella del luogo;
  • scorrerà giorno e notte in tutti i punti del palazzo;
  • ce ne dovrà essere a sufficienza ed essere buona”.
La macchina, inoltre, non avrebbe dovuto fare alcun rumore poiché doveva essere collocata in un ripostiglio buio accanto alla camera da letto del padrone di casa.

I giovani scienziati e ingegneri, meno facili a scoraggiarsi, non abbandonarono, come quelli più vecchi ed apparentemente più saggi, lo strano progetto.

Dopo una serie di discussioni sul punto, uno di questi ingegneri affermò che ciò ce mancava all'acqua era il movimento e l'aria. Occorreva, perciò, costruire una pompa, fornita di mille piccoli tubi, che andasse a cercarla lungo il corso del canale in cui si trovava e convogliarla in un tubo verso un serbatoio esposto all'aria aperta. Poi un'altra pompa idraulica, pescando l'acqua ben aerata dal serbatoio, la distribuirebbe in un tubo con mille ramificazioni che farebbero capo ai diversi punti del palazzo.
Tuttavia, occorreva ancora superare il più grave problema posto dalla scarsità dell'acqua a fronte del grande consumo che il progetto del banchiere imponeva.

Da qui la brillante soluzione avanzata dal giovane ingegnere: si poteva provvedere costruendo un sistema di bacini di raccolta e di pompe ce consentisse il recupero di tutta l'acqua e la sua riemissione nel sistema. L'acqua che circolava nel palazzo, pertanto, era sempre la stessa, facendo di essa una fonte inesauribile. Sarebbe stato necessario, inoltre, costruire una serie di filtri per garantire la purezza dell'acqua, avuto riguardo all'uso di essa da parte dei numerosi ospiti del palazzo.

La macchina idraulica consisteva in un complesso meccanismo, simile ad un sacchetto chiuso a punta che si allunga sull'estremità, diviso in due scompartimenti. Da ciascuno di essi partiva un grosso tubo che si diramava all'infinito, sormontato da una specie di tasca, a cui faceva capo un altro tubo con le stesse caratteristiche del primo.
Quando la tasca si gonfiava si formava al suo interno un vuoto che veniva riempito dal liquido del tubo che vi faceva capo. Quando la tasca si restringeva il liquido non aveva modo di tornare indietro e non poteva che incanalarsi in un altro tubo e così via.

La macchina rispondeva a tutte le caratteristiche richieste dal committente: non era neanche rumorosa, tanto che per sapere se funzionasse occorreva appoggiare una mano su di essa.

Gli altri scienziati, attenti alla spiegazione del giovane, gli chiesero come fosse riuscito ad avere un'idea tanto brillante. Rispose, con semplicità disarmante, che si era fatto ispirare dalla pompa perfetta che il buon Dio dona a ciascun uomo: IL CUORE.




Tratta da: “Storia di un boccone di pane. Lettera sulla storia dell'uomo e degli animali” di Giovanni Macè. Casa Editrice Madella (1915).

sabato 4 aprile 2020

STEP#02

Bentornati, in questo post andremo ad indagare le origini del verbo pompare.

L'origine del termine pompa è latina ed il suo significato originario è quello di solenne processione, apparato celebrativo.

In seguito il suo significato mutò in quello che conosciamo oggi, ovvero aspirare, attingere un liquido, immettere o comprimere aria o altre sostanze aeriformi, mediante l'uso di una pompa.


Significato antico del termine pompa

Anticamente, prendevano questo nome le processioni di carattere sacrale che accompagnavano grandi eventi, come i sacrifici di particolare importanza.
Quindi, la parola è passata ad indicare il fasto del corteo, e il ricco allestimento della celebrazione, per poi arrivare ad indicare lo sfarzo tout-court: certo non la più quotidiana delle parole, ma vive rigogliosa - specie in espressioni quali 'gran pompa', o pompa magna', e usarla non è così difficile, soprattutto con uno sguardo ironico.

Si può parlare delle pompe della celebrazione di un piccolo successo, nel periodo di lavoro intenso si rinuncia alle pompe della vita mondana, e si nota la pompa vana dell'annuncio politico. Fra l'altro, questo è il senso di 'pompe funebri', cioè gli apparati celebrativi del funerale.


Significato moderno del termine:

Circa la pompa intesa quale macchina operatrice che sposta liquidi, certo un ingegnere potrebbe descriverci la meraviglia...ingegnosa di quella che è una colossale famiglia di macchinari, alcuni dei quali antichissimi, se non quasi mitici, che per svolgere questa essenziale funzione impiegano principi diversi ma invariabilmente affascinanti.

Lo stupore che si può legare a questo oggetto da un punto di vista linguistico è la sua origine: il fatto che in tutta Europa sia invalso il nome che gli fu dato dagli olandesi - anche stavolta, di matrice onomatopeica - non è un caso.
E' con le pompe che gli abitanti dei Paesi Bassi hanno titanicamente strappato al mare parte delle loro terre: un'impresa carismatica, che si è tradotta nella diffusione quasi universale del termine con cui loro indicarono questo straordinario mezzo.

Tratto dal link.

A presto.

giovedì 2 aprile 2020

STEP#01 bis

Bentornati, in questo nuovo post andremo a ricercare il significato del verbo pompare in alcune delle lingue straniere più diffuse, in seguito verranno chiarite le prime citazioni di questo termine nella letteratura sia italiana che straniera.

il verbo pompare si traduce in:

- inglese con pump

- in francese con pompe
- in spagnolo con bombear
- in tedesco con pumpen

Nella lingua italiana il sostantivo "pompa" è citato nel XVI secolo nell'opera "Gerusalemme liberata" di Torquato Tasso(1544 - 1595).

"Quanto ha di scenico e di fastoso l'età della Controriforma, è in quanto rimane di quella sovranità(rinascimentale dell'uomo sull'universo): una pompa a cui non risponde più lo slancio fiducioso dell' anima. Dietro quel fasto c'è un senso di vuoto e d'angoscia. Questa è la giustificazione storica della costanza oscillazione della Liberata tra lo scenico e l'elegiaco"

Nella letteratura inglese una delle più celebri apparizioni si riscontra nel XVI secolo nell'opera "Re Giovanni" di William Shakespeare(1564 - 1616).

"Gli avvenimenti politici militari sono presentati nel re Giovanni con tanta maggior pompa, quanta minore è la grandezza che in essi si riscontra. La doppiezza e l'avidità de' principi sono espresse in istile diplomatico, il bastardo Faulconbridge è il vero interprete di questo genere di linguaggio"

Nella letteratura spagnola compare nel XV secolo in una poesia di Jorge Manrique dal titolo:"Stanza per la morte del padre"(1440 - 1479).

"E' la vita come un'onda | avviata all'Oceano, | ch'è la tomba; | ogni pompa che circonda | lusingando il fasto umano, | laggiù piomba".

ovviamente non sono le uniche apparizioni nella letteratura di tale verbo, infatti venne usato anche da altri poeti e letterati per esempio Dante Alighieri, Ludovico Ariosto e dallo scrittore più contemporaneo George Orwell, ma questi sono solo alcuni esempi.

Tratto dal link.

A presto.