lunedì 6 aprile 2020

Un tipo particolare di pompa

Bentrovati, oggi vi racconto una storia che ha per oggetto la più formidabile delle pompe di cui l'uomo è incapace di fare a meno.

Un banchiere desiderava costruire per sé un palazzo inimitabile, che eguale non si era mai visto, facendo pompa della sua ricchezza e stravaganza. Nulla di ciò che vi era di meglio soddisfava le sue pretese.

Per realizzare il suo scopo fece arrivare da ogni parte del mondo i più illustri scienziati e i più validi ingegneri, assegnando loro l'incarico di arricchire il suo palazzo di tutte le meraviglie della scienza e dell'industria.

Quando tutto fu terminato si accorsero della mancanza dell'acqua. Un tecnico, chiamato appositamente per risolvere il problema, individuò soltanto un rigagnolo sotterraneo che era alimentato dalle acque piovane. L'acqua non era né limpida, né abbondante e, per di più, aveva un gusto fetido.

Il banchiere, sorprendendo tutti, non volle abbandonare l'idea di utilizzare quelle acque, pur potendo farla arrivare da un fiume lì vicino. Egli, come precisato in premessa, “voleva la novità, l'inaspettato, l'impossibile": prese carta e penna e scrisse i punti fondamentali del suo programma:
  • l'acqua sarà quella del luogo;
  • scorrerà giorno e notte in tutti i punti del palazzo;
  • ce ne dovrà essere a sufficienza ed essere buona”.
La macchina, inoltre, non avrebbe dovuto fare alcun rumore poiché doveva essere collocata in un ripostiglio buio accanto alla camera da letto del padrone di casa.

I giovani scienziati e ingegneri, meno facili a scoraggiarsi, non abbandonarono, come quelli più vecchi ed apparentemente più saggi, lo strano progetto.

Dopo una serie di discussioni sul punto, uno di questi ingegneri affermò che ciò ce mancava all'acqua era il movimento e l'aria. Occorreva, perciò, costruire una pompa, fornita di mille piccoli tubi, che andasse a cercarla lungo il corso del canale in cui si trovava e convogliarla in un tubo verso un serbatoio esposto all'aria aperta. Poi un'altra pompa idraulica, pescando l'acqua ben aerata dal serbatoio, la distribuirebbe in un tubo con mille ramificazioni che farebbero capo ai diversi punti del palazzo.
Tuttavia, occorreva ancora superare il più grave problema posto dalla scarsità dell'acqua a fronte del grande consumo che il progetto del banchiere imponeva.

Da qui la brillante soluzione avanzata dal giovane ingegnere: si poteva provvedere costruendo un sistema di bacini di raccolta e di pompe ce consentisse il recupero di tutta l'acqua e la sua riemissione nel sistema. L'acqua che circolava nel palazzo, pertanto, era sempre la stessa, facendo di essa una fonte inesauribile. Sarebbe stato necessario, inoltre, costruire una serie di filtri per garantire la purezza dell'acqua, avuto riguardo all'uso di essa da parte dei numerosi ospiti del palazzo.

La macchina idraulica consisteva in un complesso meccanismo, simile ad un sacchetto chiuso a punta che si allunga sull'estremità, diviso in due scompartimenti. Da ciascuno di essi partiva un grosso tubo che si diramava all'infinito, sormontato da una specie di tasca, a cui faceva capo un altro tubo con le stesse caratteristiche del primo.
Quando la tasca si gonfiava si formava al suo interno un vuoto che veniva riempito dal liquido del tubo che vi faceva capo. Quando la tasca si restringeva il liquido non aveva modo di tornare indietro e non poteva che incanalarsi in un altro tubo e così via.

La macchina rispondeva a tutte le caratteristiche richieste dal committente: non era neanche rumorosa, tanto che per sapere se funzionasse occorreva appoggiare una mano su di essa.

Gli altri scienziati, attenti alla spiegazione del giovane, gli chiesero come fosse riuscito ad avere un'idea tanto brillante. Rispose, con semplicità disarmante, che si era fatto ispirare dalla pompa perfetta che il buon Dio dona a ciascun uomo: IL CUORE.




Tratta da: “Storia di un boccone di pane. Lettera sulla storia dell'uomo e degli animali” di Giovanni Macè. Casa Editrice Madella (1915).

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