Un banchiere desiderava
costruire per sé un palazzo inimitabile, che eguale non si era mai
visto, facendo pompa della sua ricchezza e stravaganza.
Nulla di ciò che vi era di meglio soddisfava le sue pretese.
Per realizzare il suo
scopo fece arrivare da ogni parte del mondo i più illustri
scienziati e i più validi ingegneri, assegnando loro l'incarico di
arricchire il suo palazzo di tutte le meraviglie della scienza e
dell'industria.
Quando tutto fu
terminato si accorsero della mancanza dell'acqua. Un tecnico,
chiamato appositamente per risolvere il problema, individuò soltanto
un rigagnolo sotterraneo che era alimentato dalle acque piovane.
L'acqua non era né limpida, né abbondante e, per di più, aveva un
gusto fetido.
Il banchiere,
sorprendendo tutti, non volle abbandonare l'idea di utilizzare quelle
acque, pur potendo farla arrivare da un fiume lì vicino. Egli, come
precisato in premessa, “voleva la novità, l'inaspettato,
l'impossibile": prese carta e penna e scrisse i punti fondamentali del
suo programma:
- l'acqua sarà quella del luogo;
- scorrerà giorno e notte in tutti i punti del palazzo;
- ce ne dovrà essere a sufficienza ed essere buona”.
La macchina, inoltre,
non avrebbe dovuto fare alcun rumore poiché doveva essere collocata
in un ripostiglio buio accanto alla camera da letto del padrone di
casa.
I giovani scienziati e
ingegneri, meno facili a scoraggiarsi, non abbandonarono, come quelli
più vecchi ed apparentemente più saggi, lo strano progetto.
Dopo una serie di
discussioni sul punto, uno di questi ingegneri affermò che ciò ce
mancava all'acqua era il movimento e l'aria. Occorreva, perciò,
costruire una pompa, fornita
di mille piccoli tubi, che andasse a cercarla lungo il corso del
canale in cui si trovava e convogliarla in un tubo verso un serbatoio
esposto all'aria aperta. Poi un'altra pompa
idraulica,
pescando l'acqua ben aerata dal serbatoio, la distribuirebbe in un
tubo con mille ramificazioni che farebbero capo ai diversi punti del
palazzo.
Tuttavia, occorreva ancora superare il più grave problema posto
dalla scarsità dell'acqua a fronte del grande consumo che il
progetto del banchiere imponeva.
Da qui la brillante soluzione avanzata dal giovane ingegnere: si
poteva provvedere costruendo un sistema di bacini di raccolta e di
pompe ce consentisse il recupero di tutta l'acqua e la sua
riemissione nel sistema. L'acqua che circolava nel palazzo,
pertanto, era sempre la stessa, facendo di essa una fonte
inesauribile. Sarebbe stato necessario, inoltre, costruire una serie
di filtri per garantire la purezza dell'acqua, avuto riguardo all'uso
di essa da parte dei numerosi ospiti del palazzo.
La macchina idraulica consisteva in un complesso meccanismo, simile
ad un sacchetto chiuso a punta che si allunga sull'estremità, diviso
in due scompartimenti. Da ciascuno di essi partiva un grosso tubo che
si diramava all'infinito, sormontato da una specie di tasca, a cui
faceva capo un altro tubo con le stesse caratteristiche del primo.
Quando
la tasca si gonfiava si formava al suo interno un vuoto che veniva
riempito dal liquido del tubo che vi faceva capo. Quando la tasca si
restringeva il liquido non aveva modo di tornare indietro e non
poteva che incanalarsi in un altro tubo e così via.
La macchina rispondeva a tutte le caratteristiche richieste dal
committente: non era neanche rumorosa, tanto che per sapere se
funzionasse occorreva appoggiare una mano su di essa.
Gli
altri scienziati, attenti alla spiegazione del giovane, gli chiesero
come fosse riuscito ad avere un'idea tanto brillante. Rispose, con
semplicità disarmante, che si era fatto ispirare dalla pompa perfetta
che il buon Dio dona a ciascun uomo: IL CUORE.
Tratta da: “Storia di un boccone di pane. Lettera sulla storia dell'uomo e degli animali” di Giovanni Macè. Casa Editrice Madella (1915).
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