Bentornati,oggi ho esplorato a lungo
l'uso del verbo pompare nella letteratura italiana, nella poesia,
così come nella narrativa.
Non mi ha affatto stupito
la circostanza di aver trovato il verbo “sotto inchiesta”
abbastanza spesso nella letteratura decadente della metà
dell'Ottocento, nelle avanguardie del Novecento e nella letteratura
contemporanea, mentre nelle epoche precedenti ho ritrovato
frequentemente il sostantivo “pompa” nell'accezione di fastoso,
lussuoso, di eccessiva e vistosa esteriorità.
Così vi è traccia del
termine nella Divina Commedia di Dante Alighieri, nel poema
cavalleresco l'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, nella Gerusalemme
liberata di Torquato Tasso, così come avevo già accennato in altro
post.
Nella letteratura
decadente il verbo pompare è frequentemente impiegato come metafora,
ma, a differenza della tradizione precedente, viene impiegato per creare legami oscuri e inconsueti tra realtà tra loro distanti.
Dicevo che l'impiego del
verbo/azione in esame in questo periodo storico non mi ha sorpreso:
in effetti ci troviamo in piena “seconda rivoluzione industriale”,
con la comparsa della grande industria e il conseguente impiego
massiccio delle macchine.
Il verbo “pompare”,
altro non è che l'azione conseguente all'uso proprio di una pompa,
qualunque siano le sue caratteristiche, ossia di una macchina, inteso
come strumento che consente all'uomo di svolgere più efficacemente e
con minor dispendio di energia un determinato lavoro. Va da sé che
l'impiego sistematico delle macchine è relativamente recente e,
soprattutto, non si trattava di un verbo che potesse prestarsi ad una
poetica sublime o, comunque, elevata o ai temi che più
frequentemente hanno ispirato i grandi autori del passato.
Per questo motivo ero
certo di una presenza importante del termine nel periodo futurista.
Infatti non mi sono sbagliato: ne sono esempio la produzione poetica
di Corrado Govoni e di Filippo Tommaso Marinetti. Questo movimento
culturale, il Futurismo, si proporrà decisamente come cantore della
modernità contro ogni culto del passato, e tra le forme di essa
esalterà, per il suo valore simbolico, proprio la macchina.
A presto.
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