Pompare
giovedì 11 giugno 2020
lunedì 8 giugno 2020
STEP#25
Bentornati, oggi illustro
il lavoro di questo blog con il quale si è indagato l'impiego del
verbo/azione pompare in diverse discipline scientifiche, nonché in
particolari settori produttivi.
E' stata esaminata
l'etimologia del verbo “pompare” ed il suo significato, la sua
presenza nella mitologia, la traduzione del termine in alcune lingue straniere e l'uso di esso nella letteratura, nell'arte e nella
cinematografia.
Si è studiato lo sviluppo delle macchine idrauliche
nel corso della storia, dalla macchina di Ctesibio a quelle
progettate nel corso del Medioevo e del Rinascimento, con particolare
attenzione ai disegni di Leonardo da Vinci e ad alcune opere
appartenenti al “Teatro delle Macchine”.
Tra gli eventi della storia della tecnologia del
Settecento è stato esaminato quello relativo alle soluzioni adottate
per il drenaggio delle acque freatiche nelle miniere, in particolare
la macchina di Newcomen, migliorata poi da Watt, mentre tra quelli
dell'Ottocento gli sviluppi della pompa a vuoto e delle sue
applicazioni nel settore dei trasporti, nonché l'apertura del primo
pozzo petrolifero.
Tra quelli del XX secolo è stata individuata la
realizzazione della prima pompa di benzina e vasca idromassaggio.
Tra i fatti di cronaca recenti si è scelto di
trattare dei vasti incendi sviluppatisi in Australia, tra il mese di
luglio 2019 e il febbraio 2020.
Si è più volte verificato il forte legame del
verbo/azione pompare con la geologia. E' stata esposta la tecnica del
“fracking” utilizzata per l'estrazione dei gas.
E' apparso rilevante un brevetto che ha per oggetto
una pompa impiegata nei processi di desalinizzazione dell'acqua di
mare.
Pensando ad un'invenzione futura si è ipotizzata la
possibilità di sfruttare gli impulsi elettrici del cervello per
alimentare un pacemaker ed è stato inoltre elaborato un volantino pubblicitario.
Come testimonial del blog si è scelto l' inventore
greco Ctesibio, padre della pneumatica.
Sperando di aver suscitato il vostro
interesse, vi saluto.
domenica 7 giugno 2020
sabato 6 giugno 2020
STEP#22
Bentornati, pensando ad
un'innovazione tecnologica nell'ambito scientifico del verbo/azione
che mi è stato assegnato, mi viene immediatamente in mente la pompa
volumetrica che ciascuno di noi possiede, ossia il cuore.
Naturalmente l'oggetto
del mio interesse è il pacemaker, quella piccola pompa impiantabile
che aiuta il cuore a mantenere la giusta frequenza cardiaca inviando
ad esso impulsi elettrici.
Ora, detto questo, la
vera rivoluzione sarebbe quella di utilizzare pacemaker privi di
batteria: questi dispositivi dovrebbero essere in grado di funzionare
traendo energia da altri organi come, per esempio il cervello. E'
noto che il funzionamento di esso e legato essenzialmente ad impulsi
elettrici che, a loro volta, rappresentano il linguaggio dei neuroni,
e vengono prodotti anche durante il sonno.
Si renderebbe necessaria una tecnologia avanzata che richiedesse il dispendio di una minore quantità di energia rispetto a quella attuale, oltre all'impiego di migliori materiali conduttori. Essenziale sarebbe inoltre la capacità del sistema di accumulare una quantità di energia sufficiente a garantire il funzionamento del dispositivo senza interruzioni.
Sarebbe poi ottimale, alla luce della attuale possibilità di controllo da remoto dei dati monitorizzati sul dispositivo, la possibilità di generare allarmi, inviati direttamente dal pacemaker al sistema informatico di gestione dello stesso, installato presso il reparto di cardiologia che ha in carico l'assistenza del paziente. In questo modo il portatore potrebbe essere soccorso in caso di gravi aritmie, protrattesi per un apprezzabile lasso di tempo, senza alcuna iniziativa di richiesta di aiuto da parte del soggetto impiantato.
Completerebbe il pacchetto la possibilità di installare un micro gps all'interno del dispositivo, che si attiverebbe soltanto dopo un certo numero di battiti cardiaci anormali e potenzialmente pericolosi per la vita del portatore, consentendo la localizzazione esatta di quest'ultimo e conseguente tempestivo soccorso.
A presto.
Questo complesso sistema
di pompaggio ha già costituito oggetto di un altro post ("un particolare tipo di pompa") e ora
torniamo ad esaminarlo sotto il profilo tecnico, laddove l'uomo
interviene in caso di malfunzionamenti derivanti da patologie più o
meno gravi.
Immagine di un pacemaker |
Attualmente questi
dispositivi sono alimentati con batterie di durata limitata, infatti, il
paziente, dopo circa 10-15 anni dall'impianto, prima che la batteria
si scarichi completamente, è costretto a sottoporsi a un nuovo
intervento che, seppur meno invasivo di quello necessario per
l'installazione del dispositivo, non è mai privo di rischi.
Immagine di una sinapsi tra due neuroni |
Si renderebbe necessaria una tecnologia avanzata che richiedesse il dispendio di una minore quantità di energia rispetto a quella attuale, oltre all'impiego di migliori materiali conduttori. Essenziale sarebbe inoltre la capacità del sistema di accumulare una quantità di energia sufficiente a garantire il funzionamento del dispositivo senza interruzioni.
Sarebbe poi ottimale, alla luce della attuale possibilità di controllo da remoto dei dati monitorizzati sul dispositivo, la possibilità di generare allarmi, inviati direttamente dal pacemaker al sistema informatico di gestione dello stesso, installato presso il reparto di cardiologia che ha in carico l'assistenza del paziente. In questo modo il portatore potrebbe essere soccorso in caso di gravi aritmie, protrattesi per un apprezzabile lasso di tempo, senza alcuna iniziativa di richiesta di aiuto da parte del soggetto impiantato.
Completerebbe il pacchetto la possibilità di installare un micro gps all'interno del dispositivo, che si attiverebbe soltanto dopo un certo numero di battiti cardiaci anormali e potenzialmente pericolosi per la vita del portatore, consentendo la localizzazione esatta di quest'ultimo e conseguente tempestivo soccorso.
A presto.
martedì 2 giugno 2020
STEP#21
Bentornati, la scarsità delle risorse idriche è una delle più grandi sfide che l'umanità sta affrontando e che sta divenendo sempre più urgente anche a causa dei repentini cambiamenti climatici degli ultimi anni.
La desalinizzazione dell'acqua di mare può offrire un contributo importante alla soluzione del problema. Grazie ad un uno studio guidato dai ricercatori dell'Università di Manchester si è scoperto, infatti, che una membrana di ossido di grafene è in grado di separare il sale dall'acqua.
Anche in Italia, in collaborazione con gli Stati Uniti, sono state condotte numerose ricerche con l'obbiettivo di trovare una soluzione efficace per rendere l'acqua del mare potabile.
Processo di desalinizzazione ad osmosi inversa |
Un gruppo di ingegneri del Politecnico di Torino,
insieme ai colleghi del Mit di Cambridge e dell'Università del Minnesota, si è dedicato allo studio sul processo di osmosi inversa per la dissalazione dell'acqua riscontrando che alcuni materiali porosi riescono a tenere separato il sale, facendosi attraversare dalla sola acqua in pressione.
Attualmente, dato il crescente interesse in materia,
è stato esteso l'impiego delle pompe volumetriche anche a questo
settore specifico di filtrazione.
Indagando nel web e, in particolare, nel sito
Patents, ho trovato un brevetto, depositato l'11 maggio 2018 (nr.
102018000005264), che ha per oggetto una pompa per il filtraggio di
fluidi con scambiatore a valvola rotante.
Impianto di desalinizzazione per osmosi inversa |
Per tale motivo il dispositivo descritto nel nuovo
brevetto utilizza una pompa volumetrica a doppio effetto e una
seconda valvola rotante per movimentare un secondo gruppo pompante a
doppio effetto che sfrutta l’energia contenuta nel retentato,
operando di fatto come uno “scambiatore di pressione” tra la
corrente di retentato e quella dell’acqua da filtrare.
Per le loro caratteristiche innovative i brevetti
delle pompe volumetriche sono nel loro complesso in fase di trattativa per lo
sfruttamento industriale da parte di un’azienda nazionale di
primaria importanza anche a livello internazionale.
Di seguito si riporta il link con la scheda del brevetto.
A presto.
lunedì 1 giugno 2020
STEP#20
Bentornati, soffermandoci ora sui prodotti derivanti dall'azione del verbo sotto inchiesta, ho concentrato la mia attenzione sulle modalità di estrazione del gas e del petrolio e mi sono imbattuto nella tecnica del
“fracking”, ossia della fratturazione idraulica, attuata
sopratutto negli Stati Uniti per estrarre gas da terre argillose, e
molto dibattuta sotto il profilo dell'inquinamento ambientale e del
possibile aumento del rischio sismico.
Nel sottosuolo abbiamo
falde acquifere da dove l'uomo recupera l'acqua attraverso i pozzi.
Più in profondità possono esserci strati di roccia contenenti degli
idrocarburi, quindi petrolio e gas.
Rappresentazione grafica dell'impianto di estrazione |
La tecnica del “fracking”
consiste nella perforazione di pozzi che diventano orizzontali
proprio in corrispondenza dei livelli di roccia contenenti gas. Il
pozzo scavato ha mediamente un diametro di circa 10 cm, dopodiché
nel foro si cola dell'esplosivo per creare una serie di fratture.
In
seguito vengono estese, propagate pompando una miscela
di acqua e liquidi corrosivi sotto pressione e poi mantenute aperte
introducendo sabbia, ghiaia, microsfere di ceramica come riempitivo
permeabile.
In questo modo viene
aumentata la permeabilità e facilitata l'estrazione del gas
contenuti nei pori delle rocce. A questo punto con apposite
pompe il fluido, precedentemente pompato nelle rocce, viene
risucchiato in superficie e stoccato in apposite vasche. La
depressione causata da questo risucchio tenderà a tirar fuori anche
il gas che verrà poi raccolto.
Torre di fracking |
E' interessante osservare
che la tecnica di migliorare la produttività di un pozzo di petrolio
fratturandone le rocce risale al decennio 1860 quando in
Pennsylvania, utilizzando la nitroglicerina, venne migliorata la
produzione di alcuni pozzi perforati in rocce compatte. Si tratta dei
primi pozzi petroliferi di cui si è trattato nel post: "STEP#14 parte 2".
La comunità
ambientalista ritiene che la tecnica del “fracking”, molto
diffusa negli Stati Uniti, presenti delle controindicazioni.
Tra le più rilevanti
citiamo quella secondo cui la fratturazione indotta possa
potenzialmente propagarsi fino alla falda acquifera sovrastante. In
America sono stati registrati casi un cui dal rubinetto dell'acqua ad
uso domestico fuoriusciva del gas. Inoltre il pozzo stesso potrebbe
avere delle perdite di gas che potrebbe riversarsi direttamente nella
falda acquifera. Alcuni studi hanno fatto emergere un aumento di
rischio sismico nella zona interessata dalla trivellazione, anche se
in merito non vi sono ancora evidenze scientifiche, ma sono ancora in
corso gli studi.
Il dibattito
sull'argomento è vivace, tanto da fare di questa tecnica il soggetto
di un film: “Promised Land”.
In attesa di conoscere meglio le conseguenze ambientali legate a questa tecnica estrattiva, in Italia le autorità competenti hanno escluso l'utilizzo di tale tecnica.
Nel seguente link è possibile osservare un'animazione che dimostra in modo semplice le caratteristiche della tecnica.
A presto.
Iscriviti a:
Post (Atom)